EUROMEDITERRANEAN
CONFERENCE
The role of cultural diversity on the
threshold of the new millennium
Amman, 10-11
ottobre 2000
CONCLUSIONI DELLA RIUNIONE
1. Aspetti generali
A conclusione del primo ciclo quinquennale del
Partenariato, che va dal 1996 al 2000, constatiamo che nei Paesi partner della
riva Sud le riforme stentano a decollare a fronte dei cambiamenti dell’economia
globale. Per questi motivi si ritiene opportuno offrire un contributo concreto
per la prossima Conferenza di Marsiglia del prossimo novembre, che dovrà
riscrivere le regole del Partenariato o, comunque, semplificarne l’attuazione.
2. Meccanismi di funzionamento del partenariato
Pur apprezzando l’azione dell’Unione europea tesa a rafforzare il Partenariato euromediterraneo, non è possibile nascondere la difficoltà delle cose: l’Unione porta avanti numerose attività con molta lentezza e dispersione, senza un filo conduttore. La Dichiarazione di Barcellona del novembre 1995 fu salutata come una svolta storica nelle relazioni euromediterranee, ma le pratiche, le regole e le procedure – che restano troppo eurocentriche – non hanno permesso al Partenariato di sfruttare interamente le proprie potenzialità, che sono notevoli.
3. Il Ruolo della Societa’ Civile
Appare indispensabile il coinvolgimento pieno delle
strutture più rappresentative della Società civile assegnando loro un sostegno
strutturale e differenziando regole e procedure in funzione della legittimità e
rappresentatività di ciascuna.
4. Il Ruolo del dialogo interculturale
Il benessere dell’intera regione mediterranea
dipendono, sul lungo periodo, dalla capacità di ciascun Paese di produrre
ricchezze supplementari. Lo sviluppo economico è una condizione essenziale per
la stabilità sociale e, conseguentemente, per la sicurezza; allo stesso modo il
dialogo interculturale, con il riconoscimento reciproco ed un’accresciuta
fiducia tra le diverse identità, resta un fattore chiave per la sicurezza
politica. Non c’è pace se non c’è sicurezza e non c’è sicurezza e non c’è pace:
compito principale della cultura è evitare di restare insabbiati in questo
circolo vizioso.
5. La Politica e la Cultura
La politica e la cultura devono costituire le
“forze” principali, in grado di assicurare quel rigore etico che l’economia
sembra aver smarrito, obbedendo, spesso, solo al credo del profitto e del
possesso.
6. Identificazione di Raccomandazioni da
indirizzare alla Conferenza di Marsiglia
1.
Occorre ripensare profondamente il modo di funzionamento del programma
MEDA, a partire da una revisione sostanziale del Regolamento finanziario e da
una coerente articolazione delle azioni: va privilegiata una strategia tesa a
sostenere organismi ed azioni capaci di assicurare continuità e buon esito ai
progetti programmati.
2.
Occorre che il nuovo programma MEDA possa agire come catalizzatore per riunire, nella realizzazione
del partenariato, tutti gli attori capaci di apportarvi un contributo nei loro
rispettivi campi di competenza e, al tempo stesso, evitare che azioni, sia pur
importanti, appaiano dissociate da una visione globale o, peggio ancora,
duplicati di cose già fatte.
3.
E’ necessario costituire – come indicato dalla Conferenza di Barcellona
del 1995 - un’area euromediterranea di libero scambio entro il 2010, ma
considerando attentamente le prospettive di sviluppo che questa nuova sfida
posta dal modello di partenariato propone: in questo caso occorre ricordare che
“le merci non camminano con le loro gambe”, sono esse stesse portatrici di
dialogo e scambi di culture, conoscenze, tradizioni e saperi.
4.
Occorre definire la “Carta per la Pace e la Stabilità”, al fine
di delineare con esatteza il ruolo della “Soft security”: cioè quella
“Sicurezza cooperativa” che affida la cogestione delle tensioni e dei conflitti
in atto nell’area mediterranea non solo a strumenti politici e militari ma,
anzitutto, al dialogo interculturale che dovrebbe trasformare le differenze e
le diversità culturali – tema principale della nostra conferenza - da elemento di conflitto in risorsa.
5.
E’ necessario affrontare strutturalmente il tema “Democrazia e Diritti
umani” evidenziato dalla Conferenza di Stoccarda dell’aprile 1999, in modo
articolato e programmato. Occorre rivendicare l’universalità dei diritti umani
in un mondo globale e promuovere una politica dei diritti oltre lo “Stato-
Nazione” per far si che essa diventi “la politica principale” di nuovi grandi
spazi senza frontiere, senza “possessi”, senza conflitti, come dovrebbe essere
lo spazio euromediterraneo.
6.
E’ necessario che il dialogo tra i popoli avvenga attraverso un nuovo
equilibrio che non può essere solo politico, ma che intorno alla politica possa
far crescere, alimentandola, una nuova cultura capace di assumere il ruolo di
“Forza” in grado di incidere nei processi della storia, oggi dominati solo
dall’economia e dalla politica, e, spesso, dalla parte peggiore.
7.
E’ opportuno promuovere l’integrazione degli strumenti d’intervento
dell’Unione, degli Stati Membri e delle
Istituzioni finanziarie con l’obiettivo di rafforzare l’impatto delle riforme
facendo in modo che i fondi MEDA funzionino da leva.
8.
E’ opportuno valutare il lavoro svolto da importanti organismi
rappresentativi della Società civile al fine di strutturare sinergie
programmatiche necessarie per dare visibilità e riferimento allo spazio
euromediterraneo.
9.
E’ urgente, per la politica e la cultura, trovare un’intesa: spesso si
ascoltano troppe parole laddove è necessario realizzare progetti. Nel
Mediterraneo è necessaria una non comune capacità d’azione in grado di
elaborare progetti operativi e portarli a termine in modo coerente e nei tempi
prefissati.
10. E’ opportuno sostenere
organismi dei Paesi euomediterranei che abbiano dimostrato, nel tempo, capacità
operative tali da costituire esempi di buona pratica.