Il Corriere della Sera

10/03/2002

«Chi parla di Ue superstato non capisce nulla»

Venezia, Prodi replica alle accuse di Bossi: è un' Europa dei popoli, non dei banchieri «Quella che nasce dev' essere un' Unione delle diversità e delle differenze nazionali e locali»
Stimolo Sergio

DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA - «Europa delle banche? Chi lo dice non capisce niente, questa è un' Europa dei popoli». Un' Europa di sussidiarietà, di solidarietà, con molte differenze anche economiche. Ma democratica. Un' Europa che «non vuole omogenei zzare» in nessun campo, ma difende la coesistenza delle diversità. «Altro che superstato». Altro che pensiero unico. Chissà perché Romano Prodi si arrabbia di buon mattino con chi gli chiede di Bossi. Non ne vuole parlare. E, nella lunga prima giorna ta delle due che passa a Venezia, non nomina mai il ministro delle Riforme. Ma tutte le sue parole sembrano un' unica lunga replica alle tesi del leader leghista. Sembrano. Perché, infatti, Prodi non ha fatto altro che ribadire concetti che gli sono cari da sempre. Forse cari anche a Bossi. Con colorazioni diverse. Così, al convegno sull' Alpe Adria, si trova in sintonia con il governatore del Veneto, il forzista Giancarlo Galan, che mette in guardia da un eccesso di regole e di burocrazia: «Son o d' accordo - afferma -. Per questo ho messo sul tavolo della Convenzione le stesse prerogative della Commissione». Perché questa che nasce deve essere «un' Unione delle diversità e delle differenze nazionali, regionali e locali. Siamo ben lontani d all' idea di superstato europeo, di tipo centralistico e burocratico». Ma non è una lettera a Bossi, del quale Prodi non pronuncia mai il nome. E' comunque musica per le orecchie di Galan. Che esalta l' «esperienza interessante, fervida che oggi vive l' Unione europea». Il governatore di Forza Italia apprezza il presidente della Commissione europea, spiega ai cronisti: «Sono certi politici di centrosinistra che vanno all' estero a parlar male dell' Italia che andrebbero presi a calci nel sedere. Ma con Prodi c' è un bel dialogo». Il Professore non sente i complimenti. Continua a raccontare la «sua» Europa. Spiega che gli dispiace «personalmente del successo di un partito antieuropeo in Olanda», ma l' Europa va avanti comunque, nella sua «ri voluzione di velluto». Va avanti con velocità diverse e molte soste. Questo, sostiene, è il momento più interessante della sua storia e «più democratico in assoluto, con 105 parlamentari dei paesi Ue, del Parlamento europeo e dei governi che sono ins ieme per decidere il nostro futuro e sono rappresentanti del popolo europeo». Questo è un modo di «cambiamento fondamentale delle regole europee, diverso da tutti i precedenti». Quasi a dire che chi attacca oggi la democrazia dell' Europa è in notevo le ritardo. Ma Prodi non nomina mai Bossi. E se qualcuno si ostina a parlare di banche, banchieri, capitali e quant' altro, sappia che «la velocità dell' allargamento della Ue non sarà impostata solo sul rispetto degli impegni assunti sul versante ec onomico. Sarà quindi possibile camminare verso l' Europa con velocità diverse, però non ci saranno mai nell' Unione Paesi di serie A e di serie B. L' Europa che vogliamo è un' Unione di minoranze. Nessuno è maggioranza per poter imporre il proprio po tere sugli altri». E se ancora qualcuno non avesse capito ribadisce, forse per la decima volta, che «questa è un' Europa dei popoli: la convenzione lo dimostra. Lo stesso euro, che qualcuno potrebbe scambiare per un fatto puramente economico, è uno s trumento di integrazione politica straordinario come mai è avvenuto nella storia. Lo ripeto: chi non capisce che l' euro è politica e non banca, vuol dire che non ha assolutamente capacità di comprensione». Ma Prodi non nomina mai Bossi. Perché quest e cose le ripete da sempre. E i destinatari sono molti. Ma ripetendo che non esistono timori, il presidente della Commissione rassicura se stesso: questa è l' Europa che io sogno, che i popoli vogliono. Ma gli Stati sono d' accordo? «Spesso i governi da un lato prendono decisioni. Dall' altro vengono attuate iniziative che possono pregiudicarle», ha detto ieri. Ma forse parlava solo del «Corridoio 5». Sergio Stimolo