LUIGI EINAUDI

dal discorso pronunciato all'Assemblea Costituente

IL 29 LUGLIO 1947

 

“A mano a mano che si perfezionavano le comunicazioni ferroviarie e la navigazione a vapore ed a motore prendeva il posto di quella a vela, ed i popoli erano avvicinati dal telefono, dal telegrafo con e senza fili e dalla navigazione aerea, questa nostra piccola aiuola europea apertamente palesava la sua inettitudini, e a sopportare tante sovranità diverse. Invano gli stati sovrani elevavano attorno a sé alte barriere doganali per mantenere la propria autosufficienza economica. Le barriere giovavano soltanto ad impoverire i popoli, ad inferocirli gli uni contro gli altri, a far parlare ad ognuno di essi uno strano incomprensibile linguaggio di spazio vitale, di necessità geopolitiche, e da fare ad ognuno di essi pronunciare esclusive e scomuniche contro gli immigranti stranieri, quasi essi fossero lebbrosi e quasi il restringersi feroce di ogni popolo in se stesso potesse, invece di miseria e malcontento, creare ricchezza e potenza. La prima guerra mondiale fu la manifestazione cruenta dell'aspirazione istintiva dell'Europa verso la sua unificazione; ma poiché l'unità europea non si poteva ottenere attraverso una impotente Società delle nazioni, il problema si ripropose subito...

Non è vero che le due grandi guerre mondiali siano state determinate da cause economiche. Nessuno che sappia compiere un ragionamento economico corretto può credere mai che dalla guerra alcun popolo, anche vincitore, possa trarre un qualsiasi risultato se non di impoverimento, di miserie, di spirito di odio e di vendetta, generatori alla loro volta di miseria e di abiezione. Vero è invece che le due grandi guerre recenti furono guerre civili, anzi guerre di religione e così sarà la terza, se, per nostra sventura, noi opereremo in guisa da provocare l'opera sua finale di distruzione. Le due guerre parvero guerre fra Stati e fra popoli; ma la loro caratteristica fondamentale, quella che le distingue dalla più parte, non da tutte, delle guerre passate, quella che le assimila alle più implacabili tra le guerre del passato, e queste furono le guerre di religione, sta in ciò che quelle due grandi guerre furono combattute dentro di noi. Satana e Dio si combatterono nell'animo nostro, dentro le nostre famiglie e le nostre città. Dovunque divampò la lotta fra i devoti alla libertà e la gente pronta a servire...

Non recriminiamo contro coloro che operarono male; perché la resistenza al male è sempre un miracolo, che umilmente dobbiamo riconoscere, avrebbe potuto non avere luogo. Ma diciamo alto che noi riusciremo a salvarci dalla terza guerra mondiale solo se noi impugneremo per la salvezza e l'unificazione dell'Europa, invece della spada di Satana, la spada di Dio; e cioè, invece della idea della dominazione con la forza bruta, l'idea eterna della volontaria cooperazione per il bene comune...

Nella nuova era atomica, guerra vuol dire distruzione non forse della razza umana - ché nelle riarse pianure, ridivenute paludi e foreste vergini, e nei monti selvaggi una razza, che dell'uomo civile non avrà nulla, potrà salvarsi e lentamente attraverso i secoli, risorgere a civiltà ma certamente di quell'umanesimo per cui soltanto agli uomini è consentito di essere al mondo...

Ma noi non ci salveremo dall'imbarbarimento scientifico, peggiore di gran lunga della barbarie premeva, col gareggiare con gli altri popoli nel preparare armi più micidiali di quelle da essi possedute. La sola speranza di salvare noi e gli altri sta nel farci, noi prima degli altri ed ove faccia d'uopo, noi soli, portatori di un'idea più alta di quella altrui. Solo facendoci portatori nel inondo della necessità di sostituire alla spada di Satana la spada di Dio, noi potremo riconquistare il perduto primato...

Sì. Fa d'uopo che oggi nuovamente surgano gli uomini da bene auspicati da Nicolò Machiavelli, a dimostrare ai popoli europei la via della salvezza e li persuadano ad infrangere gli idoli vani dell'onnipotenza di stati impotenti, del totalitarismo, alleato al nazionalismo e nemico acerrimo della libertà e dell'indipendenza delle nazioni. Se noi non sapremo farci portatori di un ideale umano e moderno nell'Europa d'oggi, smarrita ed incerta sulla via da percorrere, noi siamo perduti e con noi è perduta l'Europa. Esiste, in questo nostro vecchio continente, un vuoto ideale spaventoso...

Scrivevo trent'anni fa e seguitai a ripetere invano e ripeto oggi, spero, dopo le terribili esperienze sofferte, non più invano, che il nemico numero uno della civiltà, della prosperità – ed oggi si deve aggiungere, della vita medesima dei popoli - è il mito della sovranità assoluta degli Stati. Questo mito funesto è il vero generatore delle guerre, esso arma gli Stati per la conquista dello spazio vitale; esso pronuncia la scomunica contro gli emigranti dei paesi poveri; esso crea le barriere doganali e, impoverendo i popoli, li spinge ad immaginare che, ritornando all'economia predatoria dei selvaggi, essi possano conquistare ricchezza e potenza. In un'Europa in cui in ogni dove si osservano rabbiosi ritorni a pestiferi miti nazionalisti, in cui improvvisamente si scoprono passionali correnti patriottiche in chi sino a ieri professava idee internazionalistiche, in quest'Europa nella quale ad ogni piè sospintosi vengono con raccapriccio a riformarsi tendenze bellicistiche, urge compiere un'opera di unificazione.

Ma alla conquista di una ricca varietà di vite nazionali, liberamente operanti nel quadro della unificata vita europea, noi non arriveremo mai se qualcuno dei popoli europei non se ne faccia banditore.

Auguro che questo popolo sia l'italiano. A conseguire il fine non si giungerà mai se non ci decidiamo subito finché siamo in tempo, ed il tempo urge...

Utopia la nascita di un'Europa aperta a tutti i popoli decisi ad informare la propria condotta all'ideale della libertà? Forse è Utopia. Ma ormai la scelta è soltanto fra l'Utopia e la morte, fra l'Utopia e la legge della giungla... dobbiamo non aver timore di difendere le idee le quali soltanto potranno salvare l'Europa.

La forza delle idee è ancora oggi che l'Europa non è per fortuna del tutto imbarbarita e non è ancora adoratrice supina delle cose materiali – la forza delle idee è ancora oggi la forza che alla lunga guida il mondo...

Perché non dovremmo anche noi far trionfare in Europa gli ideali immortali, i quali hanno fatto l'Italia unita e si chiamano libertà spirituale degli uomini, elevazione di ogni uomo verso il divino, cooperazione tra i popoli, rinuncia alle pompe inutili, tra cui massima la pompa nefasta del mito della sovranità assoluta? ...

... Se, ciononostante, l'Europa vorrà rinselvatichire, non noi potremo essere rimproverati dalle generazioni venture degli italiani di non avere 'adempiuto sino all'ultimo al dovere di salvare quel che di divino e di umano esiste ancora nella travagliata società presente...”.