5 giugno 1995
di Alba L’Astorina
La valorizzazione di una cultura mediterranea attraverso la proposta della sua filosofia, della storia dei suoi popoli, della letteratura lo studio dei beni culturali, ambientali e architettonici; programmi di ricerca sui flussi migratori all’interno di quest’area; sviluppo delle sue risorse naturali e del suo ambiente: questi ed altri i programmi che la Fondazione Laboratorio Mediterraneo ha presentato al Salone del Libro di Torino, e poi martedì 30 giugno, all’Istituto italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. Tanti programmi per un unico obiettivo: la promozione della pace nel bacino mediterraneo attraverso il sostegno a iniziative che, facilitando la comprensione e la cooperazione dei vari popoli che abitano l’area, contribuiscano a ricostruire un’immagine unificante del Mediterraneo, non solo dal punto di vista geografico ma anche e soprattutto sul piano culturale. Un obiettivo che la Fondazione si propone di raggiungere attivando una fitta rete di collegamenti, operatori appartenenti a varie strutture che hanno aderito al progetto.
Un programma ambizioso per una Fondazione nata solo alcuni mesi fa a Napoli, dall’ “unione fraterna” – come sottolinea il suo presidente Michele Capasso, tra lo stesso Capasso e Predrag Matvejevic', studioso dell’area e autore di vari testi tra cui “Breviario mediterraneo”. All’iniziativa hanno già aderito, tra gli altri, Raffaele La Capria, Giuseppe Luongo, Claudio Magris, Gerardo Marotta, Edgar Morin.
“ In Europa – spiega Capasso – non esisteva un’istituzione specifica che si interessasse di un’area complessa come il Mediterraneo. La proposta che io e Matvejevic’ lanciamo è di costituire un punto di riferimento istituzionale che permettesse a chi opera in quest’area di riconoscersi in un progetto comune e di individuare un luogo fisico dove realizzare il coordinamento della varie attività”.
E la scelta è caduta sull’Italia e su Napoli.
L’importanza del ruolo dell’Italia nel processo di pace nell’area mediterranea
era stata d’altra parte ribadita in un Forum ispano-italiano che si è tenuto
nei giorni scorsi a Napoli, nel corso del quale la Fondazione ha lanciato un
appello per la pace nella ex Jugoslavia. L’appello, firmato da numerose
personalità del mondo culturale e trasmesso anche dalla Rai, è stato accolto
non solo dai ministri degli esteri presenti, ma anche dal sindaco Antonio
Bassolino.
E quei rappresentanti della cultura mediterranea già
presenti nel territorio italiano chiamati “immigrati”? La Fondazione ha in
mente due livelli su cui agire: uno che riguarda il miglioramento delle
condizioni di vita e il sostegno economico e sociale degli immigrati già
presenti a Napoli, attraverso corsi, seminari specializzati, iniziative in
collaborazione con la scuola locale; l’altro, da realizzare nei paesi di
provenienza, consiste in un programma di incentivi allo sviluppo locale che
dovrebbe portare nel lungo periodo a creare opportunità di lavoro più stabili.