C.R.P.M
RIUNIONE
DELLA COMMISSIONE INTERMEDITERRANEA
Copanello
(Catanzaro), 19-21 giugno 1997
IL II
FORUM CIVILE EUROMED:
Ringrazio la Regione Calabria
per la splendida accoglienza.
Porgo il saluto del presidente
della Regione Campania, on. Rastrelli, e del Presidente della Regione Piemonte,
on. Ghigo, che mi hanno incaricato di rappresentarli, nonché dell’on. Claudio
Azzolini, responsabile dei rapporti istituzionali internazionali della nostra
Fondazione e delegato del parlamento Europeo, quale presidente del gruppo Upe,
alla II Conferenza euromediterranea di Malta.
La Fondazione Laboratorio
Mediterraneo, che ho l’onore di presiedere, è oggi tra le principali
istituzioni ad occuparsi permanentemente di tematiche legate all’area
mediterranea.
Per chi volesse approfondire le
attività e i programmi di ricerca della
Fondazione, abbiamo predisposto apposite schede informative.
Vengo al tema del mio
intervento: il II Forum Civil Euromed, che si svolgerà in Italia, nelle regioni
Piemonte e Campania, nel novembre e dicembre 1997.
Il I Forum si è svolto per la
prima volta a Barcellona nei giorni 29,30, novembre e 1° dicembre 1995 –
organizzato dall’Institut Català de la Mediterrània di Barcellona in collaborazione con il Ministero Affari Esteri
della Spagna, la Commissione Europea e l’Unesco – con l’obiettivo di
trasformarsi in agorà di dialogo permanente della società civile, base
indispensabile per conseguire gli obiettivi proposti dall’Unione Europea e dai
suoi partner mediterranei durante la prima Conferenza Euromediterranea –
svoltasi, sempre a Barcellona, il 27, 28 e 29 novembre 1995 – e durante la
seconda, tenutasi a Malta il 15 e il 16 aprile di quest’anno.
In tale contesto, la Fondazione
Laboratorio Mediterraneo, in collaborazione con l’Institut Català de la
Mediterrània, continua il Forum Civil Euromed in Italia. L’obiettivo è quello
di promuovere, da un altro osservatorio quale è l’Italia, un impegno che
consideri la cultura, la ricerca e la cooperazione fattori essenziali di
sviluppo per il futuro dell’Europa e del Mediterraneo.
Il II Forum Civil Euromed, che
si riunirà in sessione plenaria in Italia a fine novembre e dicembre 1997,
contribuirà a completare – con ulteriori dettagli – il quadro già tracciato a
Barcellona, attraverso un processo nel quale la Spagna e l’Italia potranno
diventare attori essenziali sulla scena euromediterranea.
La Spagna ha ampliato il suo
interesse per la politica mediterranea assumendo una posizione che
specificamente le appartiene da sempre per ragioni storiche e geografiche. La
Conferenza Euromediterranea e il Forum Civil Euromed hanno concluso in termini
concreti il semestre della presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione
Europea, lasciando un’impronta decisiva nel contesto della politica
euromediterranea.
L’Italia è la naturale
“cerniera” di collegamento tra l’Europa ed il Mediterraneo, ed è fondamentale
il suo rapporto con i problemi specifici riferibili alla sua posizione
storico-geografica nel bacino nonché alle relazioni con i Paesi mediterranei
appartenenti alla sua area di influenza. Con la sua posizione “baricentrica”,
l’Italia ha una grande responsabilità: deve investire risorse pensando al
futuro ed al suo ruolo nell’ambito dell’area mediterranea, dedicando la sua
attenzione non solo alla cooperazione politica ed economica, ma soprattutto a
quella culturale, attivando progetti capaci di avvicinare le due sponde del
Mediterraneo attraverso la valorizzazione delle diverse identità culturali.
Il II Forum Civil Euromed
permetterà di mobilitare gli attori sociali della cultura e della scienza, il
mondo imprenditoriale, le camere di commercio, la politica, i sindacati,
l’economia, le organizzazioni non governative, le istituzioni, gli enti ed i
vari esponenti della società civile dell’Italia e dei principali Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo, focalizzando l’attenzione su alcuni grandi problemi
che attanagliano il bacino.
Perché la società
civile?
Ma perché questo avvenga realmente, affinché si ottenga un impatto sicuro sul sostrato socioeconomico dei Paesi implicati, al di là delle relazioni e degli accordi intergovernativi, è fondamentale che siano i rappresentanti della società civile dei vari Paesi ad intervenire e partecipare attivamente alla promozione di progetti comuni per il futuro.
La nuova logica dei processi,
lasciando spazio a forme di interazione e interdipendenza, sostituisce quella
di tipo vericistico del passato – rigidamente strutturata e poco attenta alle
diverse realtà locali – per seguire tutte le direttrici: nord-sud, est-ovest e
così via.
La tendenza alla
globalizzazione è arginata dalla necessaria regionalizzazione delle aree di
influenza; la conservazione dell’identità è affidata alla dimensione locale:
regioni, città, università, associazioni. In tale contesto, va allora promossa
un’azione tesa a recuperare il valore del dialogo come concetto culturale e
sostrato comune, come fora operativa per la risoluzione dei conflitti, come
riflessione corale delle tante voci che costituiscono il tessuto sociale dei
Paesi euromediterranei.
Saranno dunque i responsabili
del mondo culturale, politico, religioso, dell’università, della ricerca, dei
mezzi di comunicazione, delle associazioni, dei sindacati e dell’impresa
pubblica e privata a potenziare ed atture gli strumenti necessari a una
cooperazione decentralizzata, che favorisca gli scambi tra gli attori dello
sviluppo nel contesto delle legislazioni nazionali.
La società va strutturata sulla
base delle responsabilità delle istituzioni, ma soprattutto dei singoli
individui. La società civile può e deve rappresentare uno stimolo alla realizzazione
di progetti capaci di eludere integralismi autoritari attraverso la creazione
di nuovi punti di riferimento comuni.
Scopo principale del II Forum Civil Euromed è quello di esaminare, valutare ed esaltare le potenzialità dell’Italia nell’ambito euromediterraneo con particolare riferimento al Mediterraneo centrale, per far sì che questa nazione si proponga come partner essenziale per lo sviluppo e la cooperazione.
Ciò sarà possibile soprattutto
attraverso il dinamismo delle Regioni mediterranee: il Piemonte e la Campania –
che ospiteranno il II Forum – nonché delle altre regioni che hanno già
manifestato la loro disponibilità ad ospitare altri forum sui temi quali lo
sviluppo, la tutela del libro come patrimonio culturale, l’occupazione ed il
partenariato interregionale – cito la Sicilia, la Lombardia, la Liguria, il
Veneto, la Basilicata, la Puglia, la Ragion Languedoc-Roussilon, ecc.
In sintonia con la prima
edizione, il II Forum Civil Euromed intende essere strumento di dialogo,
approfondimento e confronto per l’attuazione di progetti operativi.
Le tematiche da analizzare e
discutere sono suddivise in due grandi aree: la prima analizza la possibilità
di costituire uno spazio di scambio caratterizzato dalla dinamicità economica;
la seconda intende promuovere il dialogo religioso, culturale e sociale.
Ciascuna di queste aree
comprende diversi forum – in totale undici – all’interno dei quali si
svilupperanno molteplici sessioni.
Tra le principali tematiche: il
traffico ed i trasporti, l’istruzione, l’occupazione, le diverse religioni, i
grandi flussi migratori, la formazione culturale e professionale delle
generazioni attuali e future, la gestione delle risorse della terra e del mare
e l’acuirsi della siccità, il turismo culturale quale fattore di sviluppo, le
comunicazioni multimediali ed il loro impatto sulle aree poco sviluppate, il
ruolo delle regioni e delle città mediterranee, l’individuazione delle nuove
povertà e dei nuovi bisogni.
Alla fine, ciascun forum
proporrà raccomandazioni per progetti operativi da suggerire all’Unione Europea
in attuazione del programma euromediterraneo – a breve, a medio e lungo termine
– previsto nella I Conferenza di Barcellona del novembre 1995, nella II
Conferenza Euromediterranea di Malta del 15 e 16 aprile 1997 e ratificato dal
Consiglio d’Europa, riunitosi l’altro giorno ad Amsterdam, che ha stabilito una
serie di priorità per il futuro sviluppo del partenariato euromediterraneo
incoraggiando i partner a proseguire il lavoro intrapreso per costituire
un’area di libero scambio dove le reti rappresentino un elemento chiave. Il
Consiglio d’Europa ha altresì salutato con favore l’accordo interinale con la
Palestina e ha invitato a completare gli accordi di partenariato con l’Egitto,
il Libano, la Giordania e Israele.
Il dettaglio con le sessioni di
ciascun forum è contenuto nel preprogramma in 4 lingue, già presentato a Madrid
il 16 dicembre 1996 – alla presenza del Ministro degli Affari Esteri spagnolo
Matutes e degli Ambasciatori dei Paesi mediterranei – e a Strasburgo l’8 aprile
1997 – alla presenza di oltre 300 parlamentari europei.
A titolo esemplificativo,
dettaglio il contenuto di due forum: il primo relativo alle “regioni” ed il
secondo alle “Religioni e dialogo interculturale”.
Al forum sulle “Regioni”
saranno invitati i Presidenti delle Regioni che sottoscrissero la
“Dichiarazione delle Regioni mediterranee dell’Unione Europea sulla
cooperazione nel Mediterraneo”. Tra i firmatari, alcuni sono presenti oggi alla
conferenza – come l’on. Blanc, l’on. Chaves, l’on. D’Ambrosio,
l’on. Falconio. Saranno affrontati i temi concreti del partenariato
interregionale attraverso l’analisi dei problemi e delle potenzialità delle
Regioni, con l’individuazione degli strumenti a livello economico (i programmi
comunitari Med-urbs, gli obiettivi, i metodi, gli strumenti).si potrà
finalmente capire come utilizzare le reti costituite dagli attori della
cooperazione a livello regionale e locale per attuare il necessario processo di
“decentralizzazione”nella regione euromediterranea.
Il forum sulle “Religioni e
dialogo interculturale” si centra sull’idea che le Religioni come Fede sono una
forza spirituale ma, come espressione d’una comunità di credenti, costituiscono
un’ideologia.
Nel nostro momento storico e
nella nuova coscienza, che aspira al riconoscimento ed al rispetto di tutte le
comunità, è indispensabile che le tre religioni monoteiste – espressione di tre
civiltà divenute inscindibili, talmente sono state intrigate tra loro da scambi
di beni e costumi in una lunga storia
di lotte e commerci – decidano di non lasciarsi più degradare a ideologia, ma
porsi come fonte viva per la rinascita morale e civile dei popoli.
Concorrano esse con le
religioni non mediterranee – i residui animasti e sciamanici, che palpitano del
sentimento dell’unità tra l’uomo, la natura e le cose, e le correnti buddiste
che sradicano le sofferenze dal cuore dell’uomo – ma anche con ogni altra forma
del sapere e dell’arte affinché i valori spirituali s’impongano.
Se da questo Forum uscirà
questo messaggio la nostra riunione sarà più che la riflessioni di uomini
probi. Sarà un impegno e un appello per il nuovo millennio. Una bandiera che
guidi ad uscire dal tormento di violenze e massacri e dalla depauperazione d’un
utilitarismo senza leggi per un mondo più giusto, più solidale, più umano.
Nel mondo Mediterraneo, nelle diverse epoche storiche, diversi sono stati i centri che hanno svolto una funzione di fulcro. Gli Stati sud-orientali e meridionali hanno avuto un’espansione soprattutto territoriale. I Fenici hanno affrontato il mare per le avventure ed il commercio mentre i Cartaginesi e, con più fortuna, i Greci l’ hanno solcato per una permanente espansione. Ma solo le grandi isole come Creta sono stati capaci d’una civiltà sintetica ed originale che diramasse da esse. Però solo alla lunga penisola italiana, proiettata da Nord a Sud, quasi al centro del mare, è spettata la maggiore funzione sinergetica che ha raggiunto il suo culmine con l’impero romano. Più tardi, perduto il potere politico,l’Italia ha continuato ad essere un luogo di miscuglio di popoli e confusione delle culture. In essa perciò si è andata formando la prima rinascita economica, culturale e spirituale dell’Occidente nonostante la penisola Iberica conoscesse un non minore mescolamento e incontro bellicoso tra civiltà contrastanti.
Quando sorgono le grandi
potenze europee, il declino politico dell’Italia non le toglie questa funzione
storica. Il Rinascimento italiano sarà il fattore fecondo del rinnovamento
culturale dell’Europa occidentale e centrale e il Barocco italiano darà perfino
lo slancio che creerà l’unità della Slavia orientale. In particolare, i
rapporti con la penisola balcanica resteranno sempre intensi, fecondati anche
da scambi di popolazione. L’Italia, la cui unità è stata più culturale che
politica, è anche adesso, nella modestia della sua posizione nell’attuale
concerto degli Stati europei, il luogo d’incontro tra le visioni più estreme
dell’utilitarismo d’Occidente e le culture e le aspirazioni dei popoli risorti
dal colonialismo, che nel contrasto fra tradizione e occidentalizzazione
cercano a fatica, in certi casi anche con tragedia, una loro strada politica e
sociale.
L’Italia, proprio perché è lo
Stato meno potente dell’Occidente e quindi privo, per necessità, ma soprattutto
per tradizione, di mire politiche espansionistiche, è il punto ideale
d’incontro delle contrastanti visioni ed esigenze europee e mediterranee ed è
pronta a riprendere la sua funzione storica di mediazione e sintesi culturale.
Cerniera, l’Italia, ma nella maniera sua propria, quale “ponte” di concetti e
d’idee per una più serena comunità delle nazioni.
Conclusioni
Istituzioni come la Fondazione Laboratorio Mediterraneo hanno un ruolo importante per ricostituire il “concetto mediterraneo”: attraverso una salda architettura, necessaria alla stessa Europa per la sua Unione e per la coesistenza pacifica dei vari Popoli, è possibile recuperare e valorizzare le identità singole e accelerare, al tempo stesso, quell’integrazione culturale indispensabile per trasportare il Mediterraneo nel cuore dell’Europa e l’Europa al centro del Mediterraneo.
La Nuova Europa dovrà
necessariamente essere un’Europa Mediterranea”.