“IL MANIFESTO”

 

9 gennaio 2001

 

 

 

Così vicini così marziani          i film arabi

 

 

di Roberto Silvestri

 

sarà Palermo (per 4 secoli squisita città araba) la prima tappa del festival cinematografico dei paesi arabo-mediterranei (dunque: niente Fronte Polisario, Somalia, Golfo, Mauritania, Sudan…), in programma dall’11 al 18 gennaio.

La manifestazione, presentata dettagliatamente domani alla stampa, toccherà poi 6 città europee e Amman, e costituisce la prima sezione di un ambizioso progetto, a finanziamento europeo, CinemaMed. Anche controverso, perché sembra voler smembrare – europeisticamente – l’utopia panaraba e panafrica di molto “terzo cinema”…

55 i film in programma, sottotitolati in italiano e articolati in tre sezioni: un’informativa 1997-2000, tra lunghi e corti; un’omaggio alla Cineteca di Algeri, istituzione culturale benemerita, martoriata dal terrorismo fondamentalista; una retrospettiva dedicata all’ “immagine del Cairo”, che comprende anche i film sceneggiati dal premio Nobel Nagib Mahfuz o ispirati ai suoi romanzi.

Saranno inoltre presenti, e impegnati in seminari e incontri, 5 filmakers: i tunisini Ferid Bughedir e Nuri Buzid (che nei film più recenti hanno affrontato proprio il tema del metissage mediterraneo islamico-ebraico-cristiano, emigrazione italiana in Tunisia – tra fine ‘800 e inozio del ‘900 – compresa), e “l’alessandrino” Yusry Nashrallah; e 2 “emergenti”, l’algerino Karim Traida e il palestinese Ali Nassar.

Non è la prima dimostrazione di attenzione, anzi di “estroversione mediterranea”, da parte della Sicilia, di Palermo (dove si è appena conclusa una rassegna sul cinema palestinese) e del Sud (anche Tatarella a Bari si era fatto promotore di un immaginario “ponte levantino” con la civiltà mediterranea tutta, organizzando un film-festival arabeggiante). Molto più seriamente 4 anni fa l’assessorato regionale dei beni culturali della Sicilia organizzò, insieme alla cineteca del comune di Bologna e alla provincia di Palermo, un’ampia rassegna di film arabi, e 2 retrospettive dedicate all’egiziano Yussef Chahine, il patriarca del nuovo cinema arabo (caratterizzato, come nelle nouvelle vagues europee, dall’indignazione etica, dall’idagine critica sulla realtà e dalla centralità dell’immagine, da una visualità aperta, polisenso, contrapposta al cinema unidirezionale di regime, contenutistico e propagandistico) e al geniale regista siriano Mohamed Malas, il più bertolucciano tra i cine-narratori arabi.

Mentre da più parti, perfino autorevoli, vescovili e di sinistra, si lanciano crociate integraliste contro l’Islam intero, demonizzandolo come perfetta macchina da guerra antioccidentale, Palermo e Bologna continuano meritoriamente a indagare sulle nostre radici culturali più vivide (non c’è illuminismo “cristiano” senza 200 arabi, senza Andalusia), più che sulle diversità inconciliabili, attraverso la pratica dei linguaggi artistici, primo fra tutti quello – a suo modo globalizzato – del cinema. Un confronto/incontro, ma anche scontro (con le parti fanatiche, machiste e reazionarie che affratellano le destre arabo-ebraiche-cristiane) tra culture dell’audiovisivo nelle due sponde del Mediterraneo, dunque. È l’obiettivo di questo progetto, CinemaMed, sostenuto dalla commissione europea all’interno del programma “EuroMed Audiovisuel”, coordinato dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo di Napoli, e curato a Palermo dal Centro regionale per il Catalogo-Filmoteca regionale siciliana. Tra gli illustri partner il Centre Algérien de la Cinématographie-Cinémathèque, l’Egyptian Film Centre, Les Films du Paradoxe, Cinémathèque de Toulose, Festival du Cinéma, Méditerranéen de Montpellier (Francia); Filmhouse, Edinburgh (GB); Cadi Ayyad University (Marocco); Accademie Libanaise des Beaux-Arts (Libano); Filmmuseum, Amsterdam (Olanda); Cinematica Portuguesa – Museo do Cinema (Portogallo); Filmoteca Española Ciudad de Sevilla (Spagna).

Dopo Palermo (Cinema Jolly, via Costantino 54) la rassegna sarà infatti a Bologna (24-31 gennaio; Cinema Lumière, via Pietralata 55/a). Edinburgh (9-22 febbraio), Cattolica (28 febbraio – 6 marzo, Salone Snaporaz, Piazza Mercato 15);Lecce (9-16 marzo); Madrid (21 marzo – 13 aprile); Lisboa (21 marzo – 10 aprile); Amman (18-25 aprile).

Anticipazioni del programma. Nella panoramica tra l’altro Le porte chiuse di Atef Hetata (Egitto), La terra della paura di Daoud Abdel Sayed (Egitto), Una figlia di buona famiglia di Nuri Buzid, Civilizzate di Randa Chahal Sabbag (Libano), La via lattea di Ali Nassar (Palestina), La città di Youry Nasrallah (Egitto), L’astuzia delle donne di Farida Benlyazid (Marocco), Testimoni di verità di Karim Traidia (Olanda), Il riposo del melograno di Mahmoud Ben Mahmoud (Tunisia), Le ombre della città di Jean Khalil Chamoun (Libano). Tra i corti opere di Elia Suleiman, May Masri, Rashid Masharawi. Nella retrospettiva algerina vi saranno opere di Mohamed Lakhdar-Hamina, Mohamed Bouamari, Merzak Allouache, Mohamed Chouikh e Kamal Decane. E nell’omaggio al Cairo La volontà (’39) di Kamal Selim, Stazione Centrale e L’alba di un nuovo giorno di Chahine, Vicolo dei pazzi di Tawfik Saleh, Cairo 30 di Abu Seif, Tra due palazzi e Vicolo del mortaio di Hassan al-Imam, Giornata amara, giornata dolce di Bichara, Colpo di sole e I sogni di Hind di Mohamed Khan, L’amore ai piedi delle piramidi di Al-Tayeb, L’avvocato (1983) di Taair al Mihi, che portò in carcere Chahine, produttore, Kit Kat di Daoud Abdel Sayed e il bellissimo Cairo 2000 (2000) Attyyat El-Abnoudi (’70). Il progetto continuerà nel 2002 con una retrospettiva di Salah abu Seif (e il restauro di molte copie del grande regista egiziano).