“IL DENARO”
Prende il via il progetto Med Pride, sostenuto dalla
Commissione europea
DIVERSITA’: UNA RISORSA PER CRESCERE
A Napoli gli “Ateliers culturali
euromediterranei”
di Michele Capasso
Siglata nei giorni scorsi un’intesa per il varo del progetto “MEDPRIDE”, sostenuto dalla Commissione europea nell’ambito del programma “Eumedis”. Coordinatore dell’iniziativa è Sviluppo Italia e tra i partner del progetto figura la Fondazione Laboratorio Mediterraneo che si avvarrà della collaborazione del gruppo “Il Denaro” per la comunicazione dei propri progetti.
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Si sono svolti a Napoli dal
26 ottobre al 9 novembre 2002 gli “Ateliers culturels euro-méditerranéens”
organizzati dall’“Associazione Transeuropéennes” di Parigi e dal “Nuovo Teatro Nuovo” di Napoli, in
collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’Istituto
Universitario Suor Orsola Benincasa, l’Università degli Studi di Napoli
“L’Orientale”, l’Istituto per gli Studi Filosofici, l’Istituto Francese di
Napoli.
La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, con l’Accademia del Mediterraneo e Maison de la Méditerranée, ha collaborato a quest’azione offrendo un adeguato sostegno e distribuendo materiale didattico sul partenariato euromediterraneo.
Venticinque giovani dei vari Paesi euromediterranei si sono incontrati e confrontati su varie discipline ed in diversi ateliers attivando un dialogo concreto ed una reciproca conoscenza.
L’Europa
non è monolitica. E nemmeno lo spazio mediterraneo lo è. Pertanto gli uni e gli
altri hanno una forte tendenza a semplificare le reciproche realtà complesse.
L’Europa dei Quindici appare ai vicini del Mediterraneo come une fortezza
arrogante. Molti europei vedono nei paesi del sud del Mediterraneo soltanto una
potenziale minaccia di immigrazione oppure un territorio propizio all’egemonia.
Oggi
nelle mentalità e nelle politiche degli stati l’interdipendenza rimane una
realtà trascurata e il mutuo arricchimento tra culture non sembra d’attualità.
Prevalgono i discorsi identitari, la frammentazione nazionale o comunitaria per
ogni singola cultura, la separazione tra le discipline, la difficile
circolazione di persone e di idee.
La
parola d’ordine “guerra tra civiltà” e identità che alcuni vorrebbero
inevitabile s’era conquistata spazio nel bacino del Mediterraneo, ispirandosi
alle rispettive culture per fini politici, molto prima degli attentati dell’11
Settembre negli Stati Uniti.
Gli
artisti, ricercatori in scienze sociali, scrittori, traduttori, responsabili di
riviste di pensiero critico, impegnati nelle dinamiche di traduzione tra le
culture, di circolazione tra le lingue, tra gli immaginari, sono consapevoli
della forza dei ponti costruiti per incontrare l’altro: differente e simile. Il
programma degli ACEM (Atelier culturali euro mediterranei) si indirizza proprio
a questi ultimi. Li invita a confrontarsi alla realtà dell’incontro e del
lavoro in comune malgrado le difficoltà.
La
volontà di creare questo programma obbedisce quindi ad una duplice necessità:
ricondurre concretamente la vita delle arti e delle idee al centro della
cooperazione euro mediterranea; creare uno spazio informale di collaborazione e
di interazione per coloro che nelle loro culture sono portatori di un nuovo
immaginario, di impulsi di pensiero nuovi e di un desiderio di libertà.
Nell’evidenziare
l’approccio culturale degli Atelier culturali euro mediterranei (ACEM),
Transeuropéennes e i suoi partners, in un clima euro mediterraneo di abbandono,
puntano sulla cultura, le arti, le scienze sociali perché queste diventino
essenziali al dialogo sulle differenze.
La
traduzione contemporanea delle culture: un filo rosso
Per
decifrare i territori in crisi, potenziale o in atto, per analizzare gli
antagonismi supposti e preconcetti bloccanti, nel vedere il mondo contemporaneo
e i suoi intoppi, la traduzione e la riflessione sulla traduzione rivestono
un’attinenza particolare.
Con
l’espressione “traduzione tra le culture” non si deve intendere la traduzione
nel senso tecnico del termine, ma il passaggio utile alla riflessione
sull’identità, sulle rappresentazioni dell’altro, sulle relazioni tra le forme
culturali tra le due rive del Mediterraneo. Tale titolo implica quindi il
superamento delle problematiche rigorosamente letterarie e comprende una riflessione
sui percorsi tra le differenti forme d’arte e/o espressione del pensiero.
Lavorare
sulla traduzione delle culture non significa soltanto domandarsi perché si
traduce ciò che si traduce e come lo si fa. Significa anche interrogarsi
sull’intraducibile, come raccontare l’intraducibile nel Mediterraneo e da qui
questionare l’inconciliabile, la modernità, l’originale/originario, la
traduzione/tradimento.
Tale
questionamento include necessariamente
la riflessione sul rapporto tra lo scrittore e/o artista in quanto persona e
l’immaginario collettivo (d’un popolo, di una società).
È
quindi la civiltà la vera posta in gioco quando si parla di traduzione delle
culture.
Gli
obiettivi del programma
A
causa della diversità culturale, sociale, economica, politica dei differenti
paesi del bacino del Mediterraneo e della loro difficoltà a stabilire un
dialogo approfondito, gli Atelier culturali euro mediterranei mirano a:
·
creare attraverso la
mobilità e l’incontro le condizioni di un dialogo, di uno scambio, di un lavoro
comune;
·
sviluppare con i giovani
ricercatori e creatori, che avranno in seguito un ruolo di moltiplicatori, una
cultura della civiltà contro una civiltà della guerra attraverso l’immaginario
e il pensiero e non con petizioni di principio;
·
instaurare nel Mediterraneo
una rete informale di strutture culturali e associative, di attori del mondo
culturale e associativo che, prendendo le distanze dal discorso sulle identità
chiuse, desiderino costituire una cooperazione durevole e di valorizzare le caratteristiche
comuni.
Per
circolare meglio negli spiriti e negli spazi e per evitare anche un ancoraggio
geopolitico definitivo, gli ACEM sono concepiti come un programma itinerante
che utilizza le molteplici strutture culturali associative.
Gli
Atelier propriamente detti.
Si
tratta, con gli Atelier culturali euro mediterranei (ACEM), di riunire durante
quindici giorni una trentina di persone, donne, uomini studenti che preparano
la tesi di dottorato nei campi della letteratura comparata, della filosofia,
della linguistica, della traduzione, del teatro, della scrittura
cinematografica o della fotografia, venuti da tutti i paesi del bacino del
Mediterraneo e scelti indipendentemente dalle istituzioni, perché lavorino
insieme nell’ambito degli atelier e dei seminari. L’interdisciplinarità è uno
dei pilastri di questo lavoro in comune. Ogni partecipante ne accetta la regola
e il carattere transnazionale.
Iscrivendosi
nelle opere dell’immaginario e del pensiero, il lavoro verterà sul segno,
l’immagine e la lingua, sui rapporti tra tradizione e modernità, sulle
rappresentazioni delle donne nelle società contemporanee etc. tutte
problematiche queste che permettono di allontanarsi da un approccio rigido, da
museo.
La
loro vocazione è di far convergere, entro poco tempo, produzioni artistiche e
di ricerca comuni, ispirate da un retroterra culturale non preconfezionato.
La
loro vocazione entro poco tempo (tre anni) consiste nel costruire una rete
informale di attori culturali (individui e strutture) intenti a dividere il
loro bagaglio culturale e le pratiche rispettive.