di Arturo Capasso

 

 

Nel mese di settembre ho fatto un lungo viaggio sul Volga. Le città visitate sono state diverse. Da Mosca a San Pietroburgo, da Uglich a Kastroma, da Yaroslavl a Kizhi c’è una corsa frenetica. Si vuole cambiare, si vuole rimuovere la vita grigia degli anni trascorsi.

È vero che alcune vetrine del Gum rappresentano soltanto una tantazione e gli articoli esposti possono essere acquistati solo dagli esponenti delle nuove classi.

Ma c’è un richiamo corale. Riprendersi, appropriarsi di cose finora proibite. Parlando con la gente comune, ci si rende conto che il passato prossimo è ormai alle spalle. I giovani, soprattutto i giovani, hanno un forte desiderio di vivere la vita come tutti gli altri.

San Pietroburgo è un enorme cantiere. Per il prossimo maggio dovrà degnamente ricordare i suoi tre secoli di vita.

Perché dico queste cose?

La risposta è molto semplice: perché noi non abbiamo nessun obiettivo da raggiungere. Perché noi siamo in una palude stagna.

Questa città si rispecchia nelle cronache del quotidiano cittadino. Scioperi e picchettaggi di gruppi organizzati, di appartenenti a varie aggregazioni politiche: la disperata rincorsa ad un posto di lavoro, la corsa a non perdere quel poco di lavoro che si ha. Una battaglia immane, che da secoli si combatte in questo Paese, peggio ancora nel Sud.

E poi ammazzamenti vari, avvertimenti, esecuzioni, scampati pericoli. Una giungla piena di animali feroci.

Più avanti la cronaca mondana.

Luccichio su signori dal volto felice, appagato. Sembra di vedere l’apertura della NYSE, quando, allo scampanellio, c’è sempre un gruppetto felice che applaude. Poi le docce fredde della giornata, le perdite improvvise.

Quindi, dicevo, volti appagati. E pensare che quasi sempre questi sono strettamente collegati a quelli di prima.

Può questa città essere la Capitale del Mediterraneo?

Piazza Garibaldi è già la stazione centrale d’incontro dei Paesi al Sud del Mediterraneo, e non solo.

Allora?

Paradossalmente, proprio perché dobbiamo cambiare e abbiamo bisogno di forti motivazioni, sarebbe auspicabile un fatto nuovo, storico.

Questa, forse, potrebbe essere una grande opportunità.