Convegno Internazionale

 

Partenariato Regionale per l’Internazionalizzazione

Assemblea Generale delle Regioni d’Europa

Napoli, 28 novembre 2002

 

Partenariato Interregionale e Politiche Europee di Sviluppo

 

 

 

 

Relazione di Gianfranco Alois

 

Assessore alle Attività Produttive

 

 

 

1.                  Partecipazione delle Regioni nei processi di decisione ed attuazione delle politiche di sviluppo – rapporto tra sviluppo e internazionalizzazione

 

Il principio di sussidiarietà è da tempo uno dei criteri-guida dell’attività comunitaria e trova una delle sue esplicazioni nel ruolo svolto dalle Regioni.

 

Allo stato attuale, tuttavia non è riconosciuto alle Regioni un ruolo strategico, né sul piano della fase di programmazione, né rispetto alla fase di attuazione delle politiche internazionali, come dimostra, ad esempio, la non partecipazione delle Regioni ai comitati d’attuazione delle politiche comunitarie per i paesi terzi (programmi Tacis (associazione e cooperazione con i nuovi Stati indipendenti, soprattutto dell’ex-Unione sovietica), Phare (cooperazione con i Paesi dell’Europa centrale ed orientale), Meda (attuazione del partenariato euromediterranei) e Cards (assistenza alla ricostruzione per il sud-est Europa).

 

Le Regioni partecipano alla stregua degli altri soggetti concorrenti, quali imprese, organizzazioni non governative ed altri enti locali.

 

Gli orientamenti espressi delle Regioni nei più recenti coordinamenti nazionali ed internazionali manifestano invece con chiarezza la volontà di passare da modelli sperimentali e temporalmente limitati di collaborazione internazionale a forme di carattere strutturale.

 

Tra l’altro lo sforzo strategico delle Regioni potrebbe sviluppare le sue effettive potenzialità se potesse essere coordinato ed integrato con le iniziative di partenariato diverse messe in atto dall’Unione (programmi verso i Paesi non UE, come MEDA, PHARE e TACIS, CARDS, ALA, ACP,…).

 

Questo implica l’assunzione da parte della Commissione Europea di un sistema strutturato di innovazioni metodologiche, sia sotto il profilo delle procedure che sotto il profilo degli obiettivi, nelle quali le Regioni possono svolgere un ruolo da co-protagoniste sul terreno delle politiche europee di sviluppo.

 

 

2.                  Necessaria integrazione delle politiche regionali per l’internazionalizzazione con le politiche di sviluppo UE

 

L’iniziativa della Regione Campania, che ha voluto includere nel suo programma di sviluppo 2000-2006 azioni esplicitamente destinate alla internazionalizzazione, ha posto in evidenza la necessità che la strategia di internazionalizzazione non risulti volontaristica ed episodica, ma che trovi un riscontro nella pratica locale e un riconoscimento nelle strategie politiche della UE, sia nel territorio dell’Unione, che nei paesi di una nuova adesione e nei paesi terzi.

 

La questione viene affrontata in modo strutturale per la prima volta grazie ai fondi strutturali del Programma Operativo Regionale 2000-2006 (POR Campania), individuando nuovi strumenti di lavoro della Regione per attivare queste strategie:

A)    lo Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione delle attività Produttive: di recente concezione, è un sistema a rete di sportelli territoriali informativi e promozionali, volto all’accesso e alle diffusione degli strumenti e dei servizi al sistema produttivo campano.

B) l’ Information & Communication Technology, per migliorare l’efficienza e la competitività del sistema rendendo fruibili alle PMI campane le opportunità della tecnologia dell’informazione.

 

 

3.                  Regionalizzazione delle politiche “regionali” della UE – (in tema di internazionalizzazione)

 

L’esigenza è di riconoscere e trasformare il ruolo attivo delle Regioni:

 

A.     per il versante interno ai paesi membri – anche nella prospettiva dell’allargamento – riservando un ruolo potenziato delle regioni nei processi decisionali relativi ai programmi comunitari di partenariato e alla determinazione dei Fondi Regionali.

B.     Per quanto riguarda le politiche esterne dell’UE, affiancando all’attività internazionale degli Stati Membri un ruolo maggiormente attivo delle singole regioni, od anche di gruppi plurinazionali di esse, che, spesso, con autonome iniziative finiscono per riportare proprio al livello comunitario la determinazione di più ampie scelte di politica estera europea.

 

L’obiettivo dell’internazionalizzazione potrebbe essere perseguito per mezzo di politiche trasversali che raccordino (attraverso un “budget interfondi” o attraverso meccanismi di integrazione funzionale tra programmi e progetti) i Fondi Strutturali ed i Fondi per l’Aiuto Esterno.

 

La Regione Campania, con il suo programma tende a valorizzare in ogni possibile direzione la trasversalità della strategia di internazionalizzazione, operando nel raccordo con il mercato internazionale un’integrazione tra identità culturale e economia della regione.

 

A)    Realizzando i cd “progetti-paese” volti ad assicurare, a breve-medio termine, l’ingresso od il rafforzamento della presenza del sistema di imprese regionali in regioni-obiettivo del mercato internazionale;

B)     Realizzando azioni dimostrative, come una:

1.      Borsa di scambio di buone prassi in materia di internazionalizzazione istituzionale

2.      Campania Partnership ed Invest in Campania in materia di internazionalizzazione delle imprese;

3.      Marketing territoriale nei parchi naturali, negli attrattori e negli itinerari culturali;

4.      Partecipazione di PMI campane a fiere internazionali;

5.      Cooperazione interistituzionali nel Mediterraneo.

 

 

In estrema sintesi, si tratta di una messa in pratica della effettiva regionalizzazione delle politiche “regionali” dell’EU in campo internazionale, articolata in una piattaforma programmatica i cui capisaldi, soprattutto nel campo dei rapporti interistituzionali, sono ancora imprecisi e vanno strutturati:

 

1.      un metodo di “partenariato interregionale attivo”, dove la parola “attivo” sottintende un concreto potere di proposta da parte dei partner regionali a la definizione di modi e temi pertinenti allo sviluppo di un’economia internazionale delle Regioni;

 

2.      i tema della “internazionalizzazione” assunto come politica trasversale, che raccorda (attraverso per esempio un “budget interfondi”) l’intera famiglia dei Fondi Strutturali e dei Fondi per l’Aiuto Esterno;

 

3.      l’inclusione organica delle Regioni, degli Enti Territoriali e delle loro Rappresentanze nel processo “ascendente” di formazione dei Regolamenti dei Fondi Regionali Europei.

 

Per quanto attiene più propriamente i Fondi Strutturali per lo Sviluppo e la Coesione in gestazione, il nuovo Regolamento (periodo 2007-2013), può studiare un meccanismo che finanzi l’internazionalizzazione nella forma del partenariato attivo tra le Regioni, sull’intero territorio dell’Unione.

 

Intensità e contenuto del contributo finanziario sarebbero massimi nei confronti delle Regioni Ob.1, ma le Regioni in situazione di “plashing out”, e le stesse Regioni a reddito più alto potrebbero accedere ad una gamma variabile di contributi ove associassero le Regioni più svantaggiate nell’ambito di programmi quadro di partenariato, finalizzati al trasferimento di know-how e risorse, o alla cattura di opportunità su mercati esterni.