Convegno Internazionale

 

Partenariato Regionale per l’Internazionalizzazione

Assemblea Generale delle Regioni d’Europa

Napoli, 28 novembre 2002

 

Partenariato Interregionale per l’Internazionalizzazione

 

 

 

 

Relazione di Tiziana Arista

 

Coordinatrice Aree Politiche Internazionali Regione Campania

 

 

1.      L’internazionalizzazione come componente della politica regionale di sviluppo

 

La Regione Campania, così come ovviamente altre regioni italiane ed europee, volendo promuovere e sostenere l’apertura del sistema regionale, economico e culturale verso l’esterno, fino a comprendere tutte le possibili relazioni internazionali, ha voluto includere tra le azioni di sostegno messe in opera nell’ambito dei fondi strutturali, specifiche azioni mirate alla iternazionalizzazione.

 

 

2.      La scelta di destinare mezzi umani e finanziari ad una politica della internazionalizzazione

 

Una tale scelta non era politicamente scontata e non è di semplice attuazione.

 

Si tratta, infatti, di destinare risorse umane (in un’amministrazione non ancora adeguatamente preparata a svolgere questi compiti) e finanziare (finanziamenti pubblici cioè in grado di incentivare l’investimento privato) ad operazioni il cui impatto non è così immediato ed evidente, come quello di un’opera infrastrutturale o di un contributo sociale.

 

Si entra, inoltre, in una sfera di competenze che per statuti, convenzioni e pratiche è stata quasi sempre attribuita agli Stati ed alle istanze soprannazionali. Insomma, si accetta una sfida su un terreno da definire e con mezzi da scoprire o da inventare.

 

 

3.      Il metodo della ricerca e della verifica dei mezzi appropriati

 

Proprio nella ricerca e verifica degli strumenti appropriati per l’azione regionale a sostegno della internazionalizzazione è emerso il percorso del partenariato, da un lato nella realizzazione delle attività nel territorio regionale (partenariato interistituzionale MAE-MAP-Regione, Camere di Commercio, Istituto del Commercio estero, partecipanti tra attori diversi del sistema socio-economico regionale – Distretti, progetti integrati, ecc.), dall’altro nella costruzione dei rapporti interregionali come riferimento, espressione e verifica delle competenze e delle capacità regionali.

 

 

4.      Il partenariato interregionale come scenario specifico di manifestazione delle capacità regionali

 

Ora, mentre la tipologia delle azioni di internazionalizzazioni è vasta quanto la storia delle relazioni che si sono stabilite tra sistemi diversi, un ruolo autonomo e non sostenibile delle regioni è legato alla loro duplice natura di organismi prossimi ai soggetti effettivi delle azioni internazionali (istituzioni, imprese, associazioni, cittadini) e nello stesso tempo potenziali titolari di competenze internazionali. Al di là, insomma, della ripetizione a scala regionale delle normali attività di servizio e sostegno ai processi di internazionalizzazioni, le regioni possono esprimere iniziative che costituiscono un quadro del tutto aggiuntivo a quanto i promotori possano realizzare. Tale carattere specifico ed aggiuntivo è rappresentato dalla pratica partenariale interistituzionale.

 

 

5.      Le potenzialità del partenariato come strumento effettivo di sostegno dello sviluppo del sistema regionale

 

La promozione e la pratica del partenariato infatti, consentono una strategia di internazionalizzazione che integra e sviluppa convergenze tra sistemi diversi e che quindi costituisce un’alternativa aggiuntiva rispetto alle normali pratiche concorrenziali.

 

La via partecipativa delle relazioni promosse dalle regioni può così costituire un vantaggio differenziale per i diversi soggetti territoriali di ciascuno dei partner, senza giocare sui differenziali dei lavori economici.

 

 

6.      Il partenariato come mezzo determinante di una strategia della integrazione e della convergenza tra sistemi

 

Le parole d’ordine essenziali dell’azione partenariale potranno dunque essere: il “mutuo vantaggio”, il “crescere insieme” su problemi/opportunità comuni, “l’amministrare insieme su tematiche comuni”.

 

L’ipotesi forte ed innovativa della strategia partenariale risiede nella convinzione che soggetti ed operatori caratterizzati da differente stadio di sviluppo possano, in forma trasparente e concertata, stabilire le modalità che meglio introducono condizioni di reciproco vantaggio nell’organizzazione dei progetti e degli scambi. Il suo scopo è dunque quello di condurre uomini, istituzioni, programmi, nell’alveo di un vasto processo di condivisione internazionale, e, nel lungo periodo, il suo effetto strutturale è pertanto quello della integrazione economica e del dialogo operativo tra culture e civiltà che sono immerse, per ragioni geografiche o storiche, in uno scenario che sollecita l’azione comune.

 

La strumentazione partenariale costituisce pertanto, oltre che lo strumento principe per le relazioni tra le Regioni all’interno dell’UE, uno strumento importante per il rafforzamento dei processi di integrazione (ad esempio per la Regione Campania, sicuramente nei confronti dell’Est Europeo e nei confronti del Mediterraneo).

RAFFORZARE IL PARTENARIATO INTERREGGIONALE ATTIVO

 

Nella prospettiva di un effettivo rafforzamento delle forme di cooperazione interregionale, la figura del partenariato tra regioni potrebbe assumere una posizione centrale nelle dinamiche interistituzionali tra soggetti appartenenti a differenti ordinamenti statali, sia all’interno che all’esterno del contesto europeo.

 

Ciò a ragione del fatto che la figura del partenariato si presta innanzitutto all’affermazione di relazioni tendenzialmente paritarie tra i differenti enti di governo territoriale coinvolti, senza peraltro escludere la possibile integrazione delle azioni di partenariato da parte di ulteriori soggetti, istanze istituzionali, sociali ed economiche dei rispettivi paesi di appartenenza, anzi fornendo ad esse quel riferimento sistemico e quell’integrazione tra iniziative diverse alla base della reale crescita economica di ogni territorio.

 

La forma partenariale – e ciò ne rappresenta un punto di forza – che si va configurando attraverso la pratica comunitaria e internazionale presenta, inoltre, una sufficiente elasticità e flessibilità, tale da garantire una pluralità di possibili opzioni organizzative, ma allo stesso tempo – e questo ne è un punto di debolezza – un’assenza di strumenti giuridici precisi nella definizione delle eventuali istituzioni comuni.

 

Per superare questo punto di debolezza il partenariato interregionale deve essere connotato con una valenza “attiva”, e dunque regolamentato, in modo da favorire una effettiva spinta propulsiva alle iniziative autonome di relazione interregionale anche in chiave propositiva, sia rispetto alla definizione delle azioni comuni tra i partner, sia con riguardo alle scelte più ampie di contesto dei singoli Stati o della stessa UE.

 

Se questa è la strategia possibile, emersa da una pratica decennale di relazioni internazionali delle Regioni, in particolare grazie alle iniziative comunitarie – più complessi sono i risvolti di natura istituzionale che l’attuazione della strategia implica e che richiederanno di misurarsi, oltre che con le competenze riconosciute dagli statuti nazionali, anche con le politiche e le istituzioni europee.

 

Alcune, in particolare, sembrano essere le questioni più rilevanti:

 

·        Una prima, concernente la natura da riconoscere ai soggetti del partenariato interregionale

·        Una seconda, relativa alla portata effettiva delle azioni regionali e degli atti  che da queste discendono nell’ambito delle attività di cooperazione interregionale

·        Una terza riguarda la debolezza in genere delle strutture amministrative e la loro esperienza limitata in materia di sviluppo e di gestione dei programmi

 

In relazione a queste questioni i tassi potrebbero essere i seguenti:

 

  1. le relazioni transfrontaliere, ma anche quelle interritoriali e transnazionali, andrebbero fondate – anche se non in via esclusiva -  su basi giuridiche ufficiali.

 

A tale proposito, assume particolare rilievo la possibilità di giungere in sede europea alla definizione di una specifica normativa quadro, da definire magari attraverso un apposito regolamento, che fissi le linee essenziali della cooperazione interregionale, anche nella prospettiva delle relazioni tra regioni UE ed enti territoriali di paesi terzi.

 

Per il versante interno agli Stati, si rende invece necessaria un’opera di adattamento della normativa interna in funzione del ruolo regionale nella cooperazione transfrontaliera (interregionale), anche in questo caso con una forte armonizzazione tra le diverse discipline nazionali;

 

  1. Occorre introdurre strutture di collegamento tra le autorità regionali appartenenti ai diversi Stati; tali strutture, che dovrebbero essere preferibilmente personalità giuridica, possono assumere svariate configurazioni (associazioni di diritto privato, commissioni di consultazione, società miste, ecc.).  Esse, inoltre, potrebbero essere costituite dalle autorità locali, ovvero dai governi centrali ed operare sulla base di un approccio comune, ovvero della proiezione sul piano delle relazioni transfrontaliere dei poteri e delle competenze già detenute nel proprio territorio alla luce del diritto interno;

 

  1. Appare opportuno riconoscere nella formulazione di programmi europei la necessità di migliorare la capacità e l’efficienza delle risorse umane dedicate.

 

 

Mentre, però, le questioni istituzionali potranno essere affrontate dagli organismi sopranazionali, Convenzione, Comitato delle Regioni, Consiglio d’Europa, resta tutta ai poteri ed alla iniziativa delle Regioni l’assunzione della pratica del partenariato come strumento qualificante delle strategie di internazionalizzazione, non competitive, ma per l’integrazione e la convergenza tra sistemi. Spetta, dunque, alle Regioni anche il compito di far entrare questa visione e questo metodo nella strategia e nella pratica dei rapporti della UE con Regioni e Paesi non UE.

 

A questo ultimo e cruciale tema è dedicato il lavoro di questa Conferenza.

 

Per questo la Regione Campania proporrà alle Regioni presenti, nel corso di questi due giorni, progetti partenariali.