Prof. Mario Monti

Signor Presidente, signore e signori, vorrei usufruire di questi minuti per riflettere su di un tema che mi sta particolarmente a cuore quale membro della Commissione Europea, responsabile del Mercato Unico.Mi chiedo come l'esperienza ed i benefici che abbiamo tratto dalla creazione della Comunità ed, in particolare, dal Mercato Unico, possano essere utilizzati per sostenere il processo di pace in Medio Oriente e, più in generale, per promuovere una maggiore integrazione nell'area mediterranea. Si tratta di riflessioni che anticipo qui ma che intendo sviluppare e proporre presto nell'ambito della Commissione come linee d'azione concrete. Per partenariato economico e finanziario la Dichiarazione di Barcellona intende la creazione di una zona di prosperità condivisa e indica i modi per raggiungere questo obiettivo:

· la graduale instaurazione di una zona di libero scambio, la cui piena realizzazione è prevista per il 2010;

· una opportuna cooperazione economica e un'azione concertata in settori prioritari;

· un sostanziale potenziamento dell'assistenza finanziaria dell'Unione Europea ai suoi partner;

· uno sviluppo della cooperazione sud-sud.

La creazione di una zona di pace e di prosperità condivisa è qualcosa di cui, nell'Unione Europea, abbiamo una vasta esperienza. In Europa ci siamo fatti guerre terribili, da cui siamo usciti stabilmente solo con un progetto di integrazione, economica sì, ma guidati da una lucida volontà politica. La creazione della Comunità Europea, del Mercato Comune e poi del Mercato Unico hanno portato pace e benessere, anche se non ancora tutta l'occupazione necessaria alle popolazioni europee e credo che questa nostra esperienza debba far riflettere; ecco perché sottolineiamo l'importanza della cooperazione regionale, ed ecco perché consideriamo che sia utile, per gli uni e per gli altri, mettere in comune la nostra esperienza nella creazione del Mercato Unico, così da valutare insieme in che modo possiamo sfruttare i vantaggi e l'esperienza acquisita. Attraverso gli accordi euromediterranei puntiamo ad una sempre maggiore integrazione tra l'Europa e i partner del Mediterraneo che al termine sfocerà nella creazione di una zona di libero scambio. È un obiettivo ambizioso che deve essere preparato, perché non significa soltanto il progressivo smantellamento dei dazi doganali e degli ostacoli non tariffari; esso implica anche che vi sia una relativa omogeneità economica, industriale, legislativa in una serie di aree chiave. Occorre, in altri termini, che i sistemi diventino in qualche modo compatibili, utilizzando, per esempio, standard e norme che siano mutualmente comprensibili ed accettabili. Come noi sappiamo bene, nel Mercato Unico europeo non basta sopprimere i dazi perché le merci circolino e l'attività economica si sviluppi pienamente. Ora noi non dobbiamo creare un mercato unico tra le due sponde del Mediterraneo ma, nell'ambito del processo di Barcellona, ci siamo posti come obiettivo quello di indicare il mercato unico come elemento guida per avvicinare le economie dell'Unione e dei Paesi Mediterranei, allo scopo di poter preparare la zona di libero scambio e di mostrare i benefici dell'integrazione regionale tra i Paesi Mediterranei stessi. Occorre dunque agire per mantenere il dinamismo impresso ai nostri rapporti dalla Dichiarazione di Barcellona e dagli accordi bilaterali di associazione, per preparare adeguatamente l'obiettivo zona di libero scambio e per assicurare la promozione dell'integrazione regionale. Io credo che a questo punto sia giunto il momento di compiere un salto di qualità per accelerare la realizzazione degli obiettivi degli accordi di associazione e della Dichiarazione di Barcellona in alcuni campi specifici. Per fare questo, una volta individuato il sistema di riferimento nel Mercato Unico europeo, nei limiti ben precisi che ho ricordato, occorre selezionare le aree prioritarie su cui concentrare l'azione; in questo senso credo forniscano utili esempi settori come le dogane, gli appalti pubblici, i diritti di proprietà intellettuale, la protezione dei dati, la contabilità e la revisione dei conti, i servizi finanziari e la libera circolazione delle merci. Occorrerà poi valutare quali rivestono il maggiore interesse e la maggiore importanza per i nostri partner mediterranei; come legami più stretti possano migliorare le condizioni di scambio e di investimento e in che modo agire nel rispetto delle differenze tra i nostri partner. Sono comunque fermamente convinto che la dimensione regionale dei nostri rapporti e, ancor più, dei rapporti dei Paesi mediterranei tra loro, vada perseguita con determinazione; le differenze che ci sono possono essere trasformate in punti di forza perché l'integrazione si basa sull'esistenza delle differenze. Quanto alla tipologia delle azioni che si possono intraprendere, vorrei solo dare qualche esempio. Primo esempio: il ravvicinamento delle norme, delle regole e dei regolamenti; se non potremo ragionevolmente paragonare elementi simili, non riusciremo ad aumentare i reciproci scambi. Questo vale prima di tutto in campo doganale, settore cruciale per gli scambi; pensiamo in particolare al cumulo delle regole d'origine dei prodotti e al formidabile impulso alla collaborazione euromediterranea che può venire da regole che permettono a prodotti finiti, ottenuti da materiali e trasformazioni effettuate per esempio nel Benelux, in Polonia e in Marocco, di essere considerati come originari della stessa zona. Pensiamo anche agli appalti pubblici e al ruolo cruciale che essi svolgono in qualsiasi sistema economico; lo stesso discorso vale per i diritti di proprietà intellettuale e industriale. Il ravvicinamento delle norme in questi campi agevolerà notevolmente lo scambio di esperienze tra le nostre amministrazioni, premessa indispensabile per sfruttare i vantaggi di una zona di libero scambio.

Secondo esempio: la formazione. In effetti per poter realizzare appieno questo ravvicinamento, sarà necessario un notevole investimento sulle persone, affinché si familiarizzino con la legislazione del Mercato Unico e con i concetti tecnico-economici che ne sono alla base.

Terzo ed ultimo esempio: lo scambio di esperti che ci aiuterà a realizzare questa familiarizzazione e lo stesso dicasi per la partecipazione dei nostri partner mediterranei ad alcuni programmi comunitari. Questi interventi ed eventualmente altri saranno, credo, molto utili per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi.

Ecco quindi individuate alcune piste di riflessione e di azione; indubbiamente i nostri partner mediterranei avranno a loro volta aspettative e suggerimenti da proporci. Solo concentrandoci su interventi concreti di comune interesse riusciremo ad andare avanti. Da questo punto di vista, il metodo mi sembra l'aspetto essenziale.

Sul piano finanziario esistono i mezzi comunitari come MEDA, multinazionali o bilaterali, per mettere in opera questo approccio. La Commissione, per quanto le compete, si sforzerà di coordinare le varie iniziative per finalizzarle all'obiettivo comune.

Concludo, signor Presidente, dicendo che sono veramente convinto che, mettendo in moto un meccanismo di questo genere, avvieremo un processo che produrrà effetti positivi abbastanza rapidamente. La nostra esperienza mostra che non solo aumenteranno i flussi commerciali e gli investimenti ma, grazie all'apertura delle economie, si intensificherà anche la competitività dei Paesi mediterranei sui mercati mondiali, con effetti positivi sul tenore di vita generale. Gli scambi tra stati membri dell'Unione Europea rappresentano oggi più dei due terzi del commercio mondiale. Gli investimenti diretti, tra gli stati membri, sono aumentati di sette volte dal 1987; le dimensioni, le potenzialità di crescita del Mercato Unico, costituiscono già risorse preziose per attirare gli investimenti internazionali verso l'Unione e le iniziative, di cui ho indicato le grandi linee, possono tradursi in espansione ed occupazione anche per i nostri partner mediterranei; credo che questo incoraggerebbe, tra l'altro, investimenti privati nella regione, compresi investimenti diretti dall'estero. L'obiettivo finale sarà naturalmente la creazione di quella zona di prosperità condivisa che ci siamo impegnati a realizzare nella Dichiarazione di Barcellona. Grazie.

On. Biagio de Giovanni

Ringrazio il professor Monti per il suo contributo. Darei la parola al dottor Cándido Méndez, Vice Presidente della Confederazione Europea dei Sindacati.