On. Fathy El Shazly

Vice Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Araba d'Egitto

Signor Presidente, è per me un grande onore e un piacere avere l'opportunità di rivolgermi a questa augusta assemblea, avvolta nella speciale atmosfera mediterranea di benvenuto e profumata da sentimenti di amicizia e di affetto.

Sono passati più di due anni da quando abbiamo congiuntamente acceso la torcia del partenariato euromediterraneo. All'epoca non stavamo abbandonandoci ad un'avventura o cominciando un cammino inesplorato. Infatti, quello che abbiamo fatto a Barcellona il 28 dicembre 1995 è stato riscrivere, in termini moderni, accordi e relazioni che esistono da secoli proiettandoli verso un XXI secolo di interdipendenza multidimensionale.

Per noi egiziani, l'euromediterranismo è stato sempre soprattutto associato all'identità nazionale e strettamente collegato agli interessi vitali della nazione. Il Mediterraneo ha testimoniato gran parte della lunga storia dell'Egitto; le sue acque sono state navigate dagli Egiziani contribuendo al patrimonio comune dell'umanità, interagendo pacificamente con i loro partner mediterranei e salvaguardando gli interessi della loro terra.

Per tanti anni l'Europa è stato il partner più importante dell'Egitto con circa il 50% del commercio internazionale, il turismo e gli investimenti esteri.

Nel 1991, alcuni anni prima del Forum di Barcellona, il Presidente Mubarak ha proposto al Parlamento Europeo di creare una organizzazione che riunisse tutti i Paesi del Mediterraneo, una iniziativa che si è poi concretizzata nel giugno del 1994 con la creazione di un nucleo di 11 Paesi del Mediterraneo.

Signor Presidente, signore e signori, la Dichiarazione di Barcellona conteneva un paragrafo di compromesso riguardo al processo di pace nel Medio Oriente, affermando che l'iniziativa del Mediterraneo non doveva sostituire altre azioni intraprese nell'interesse della pace, della stabilità e dello sviluppo della regione. Con riferimento a ciò che è stato concordato per ristabilire la pace nel Medio Oriente, forse era troppo ambizioso da parte nostra cercare di attuare una separazione completa tra i processi di Madrid e di Barcellona, con nove dei dodici ultimi partner mediterranei coinvolti nel processo di pace. Potremmo addurre scuse per l'adozione di quel paragrafo di compromesso, a causa dell'atmosfera molto ottimista che prevaleva nel novembre del '95, quando era ritenuto da più parti che la positiva conclusione del processo di pace fosse già in vista.

Sfortunatamente, quando la Dichiarazione di Barcellona doveva essere messa in pratica, c'erano state molte vittime innocenti, i colloqui di pace erano stati sospesi e gli accordi raggiunti al tavolo dei negoziati messi in forse. Certamente le barcollanti prospettive di pace nel Medio Oriente sono state la ragione principale per cui i partner euromediterranei non hanno fatto registrare un grande progresso, soprattutto verso la costruzione di una collaborazione politica che riguardasse anche la sicurezza. Tuttavia questa non è l'unica spiegazione: ci sono stati anche altri problemi e rivalità, al di là del conflitto arabo-israeliano, che hanno avuto il loro peso. Si può citare apertamente la questione di Cipro. Si può anche ricordare che MEDA, cioè l'accordo finanziario dei partner euromediterranei, è stato "tenuto in ostaggio" per diversi mesi, per delle manovre e dei negoziati che non avevano niente a che vedere con il processo di pace in Medio Oriente.

Riguardo al secondo capitolo della Dichiarazione di Barcellona "Partenariato economico e finanziario: creazione di una zona di prosperità condivisa" ci sono state centinaia di ore di negoziati e molti documenti sono stati stilati. Ma, naturalmente, una lingua comune non è ancora stata trovata e molti problemi ancora rimangono senza risposte soddisfacenti a livello bilaterale. Alcune centinaia di milioni di ECU sono stati stanziati per finanziare progetti di sviluppo nel sud del Mediterraneo, ma manca ancora la volontà politica da parte di alcuni partner europei di affrontare alcune questioni che impediscono, ingiustificabilmente, la conclusione degli accordi tra il mio Paese e l'Unione Europea.

Per quanto riguarda il terzo capitolo della Dichiarazione di Barcellona "Partenariato nei settori sociale, culturale e umano: sviluppo delle risorse umane, promozione della comprensione tra le culture e degli scambi tra le Società Civili", questo nostro incontro è un esempio, meraviglioso, di un gran numero di incontri che speriamo portino ad una interazione più produttiva e ad un avvicinamento tra i nostri popoli. Noi pensiamo che la Società Civile abbia una responsabilità particolare nei confronti del progresso della nostra collaborazione, predicando la comprensione ed il rispetto reciproco tra le nostre culture ed i nostri sistemi di valori.

Riconoscendo il forte bisogno di globalizzazione nelle aree commerciali e finanziarie che sono state appaiate, grazie all'impatto dell'informazione tecnologica e a causa della tendenza ad una globalizzazione concettuale, io metto in guardia contro i tentativi, nell'ambito del processo di Barcellona, di imporre frettolosamente una simulata uniformità sui concetti e percezioni delle diverse parti. La diversità è certamente una fonte di una interazione fertile e pacifica. Per decenni il cosiddetto mondo libero si è impegnato in una guerra fredda in difesa del libero volere dei popoli e del loro diritto di abbracciare un credo e di costruire una società liberamente scelta. Oggi non dovremmo ignorare il principio del mutuo rispetto delle specificità culturali concordato a Barcellona nascondendoci dietro la bandiera della cooperazione e del partenariato.

In questo breve resoconto voglio sottolineare i risultati più salienti di questo partenariato euromediterraneo e, più precisamente, la decisione di far partire a breve un ambizioso programma per migliorare la nostra collaborazione nel far fronte alle catastrofi naturali e a quelle causate dall'uomo. Questo progetto italo-egiziano, così come anche altre iniziative congiunte dei nostri due paesi, sono il risultato di un'affinità storica di lunga data tra i due popoli, figli di due antiche civiltà che si sono mutuamente arricchite ed hanno realizzato ogni tipo di interazione attraverso i secoli se non i millenni. Il bisogno di rettificare ed accelerare il progresso di questo partenariato euromediterraneo e rivederne le priorità ha suggerito il sostegno egiziano alla proposta italiana di una Conferenza Ministeriale per una revisione a medio termine.

In Egitto chiediamo e ci aspettiamo molto dagli amici europei e, in particolare, dall'Italia. Essendo più vicini alla nostra realtà, ci aspettiamo che si facciano portavoce delle nostre esigenze verso la Famiglia Europea.

Ci aspettiamo che l'Italia aiuti gli altri a capire le implicazioni di un processo di pace "uscito dai binari" e sul modo in cui dovremmo costruire congiuntamente la nostra collaborazione.

Ci aspettiamo che l'Italia ricordi all'Unione Europea che, benché il programma MEDA sia stato presentato nella seconda metà dello scorso anno, gli accordi che lo disciplinano non sono stati ancora conclusi con la maggior parte dei partner; MEDA ha risentito inoltre del ritardo della burocrazia comunitaria dovuto all'inadeguatezza delle risorse umane e fisiche assegnate al suo svolgimento.

Noi ci aspettiamo che l'Italia mostri al resto della Famiglia Europea che nel bacino del Mediterraneo l'Europa ha interessi vitali e che l'assegnare adeguate risorse finanziarie e pacchetti di cooperazione tecnica e commerciale, proporzionati al peso demografico di quella parte del mondo, è un investimento tanto conveniente per l'Unione Europea quanto la cooperazione finanziaria ed il trattamento preferenziale garantiti ad altre regioni.

Ci aspettiamo che l'Italia svolga un ruolo guida in altri Forum, sia all'interno sia all'esterno dell'Unione Europea, per mostrare come la sicurezza in Europa e nel sud e nell'est del Mediterraneo interagiscano e siano interdipendenti.

Ci aspettiamo che l'Italia metta la sua conoscenza dell'oriente a vantaggio dei suoi partner europei e che mostri, attraverso gli occhi e le menti savie dei suoi molti artisti e pensatori, la bellezza e le attrazioni degli altri paesi.

Signor Presidente, prima di concludere, desidero ringraziare la Fondazione Laboratorio Mediterraneo e, attraverso essa, la Società Civile e il Governo italiano per la generosa ospitalità e per il lavoro ben fatto. Mi auguro che questo nostro incontro possa dare il suo contributo per rafforzare la nostra collaborazione. Grazie.

On. Biagio de Giovanni

La ringrazio Signor vice Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Araba d'Egitto per il suo intervento e per il richiamo che abbiamo molto apprezzato, sia sul terreno storico sia su quello politico, sul rapporto tra l'Italia e l'Egitto. Cedo la parola al prof. Mario Monti, Commissario Europeo.