Prof. Jean-Pierre Lozato-Giotart

Professore alle Università di Parigi "La Sorbonne" e di Artois

Desidero ringraziare, per l'invito rivoltomi, gli organizzatori di questo Forum e ringraziare, altresì, le autorità locali per aver dato vita alla presente sessione sul turismo.

Gli argomenti principali dei nostri contributi concernono la cultura del turismo e dell'accoglienza, la relazione tra turisti e popolazioni del luogo e, infine, il contatto con il patrimonio culturale.

Cosa significa, in realtà, turismo?

Il concetto di turismo racchiude un'idea semplicissima nella mente della gente: andare in vacanza, rilassarsi. Tuttavia, questa idea così semplice si è progressivamente complicata, infatti implica la considerazione di due fattori importantissimi: l'uomo, la civiltà, e il territorio. Ritengo che possa essere particolarmente interessante, data la sede in cui ci troviamo, conoscere la situazione attuale del turismo nell'ambito dell'area mediterranea, tenendo conto che lo spazio mediterraneo è stato a lungo un crogiolo di civiltà e che oggi è un laboratorio dei flussi e degli insediamenti turistici.

Al primo punto del mio intervento vi è dunque la necessità di conoscere il bilancio dell'area euromediterranea; il secondo punto è capire quali sono gli elementi che costituiscono l'interfaccia del fenomeno; infine, il terzo punto intende considerare le prospettive del futuro immediato del turismo e i tipi di modelli che esistono nell'ambito euromediterraneo. In realtà, tutto ciò dovrebbe rispondere ad una unica domanda: cosa possiamo fare per aiutare l'area euromediterranea a sviluppare un modello di turismo in grado di accoglierne e rispettarne le specificità culturali e nazionali?

Quando si parla di geopolitica o di politica nazionale occorre sempre considerare l'eredità storica di ciascun paese, e ciò protrae i tempi di realizzazione degli obiettivi, come, ad esempio, per il progetto della moneta unica europea. Naturalmente il discorso sul turismo è molto diverso, in quanto il turismo è per sua stessa natura internazionale.

Ritenendo tuttavia pleonastico parlare di turismo internazionale, poiché il concetto stesso include l'idea della libertà di movimento, della libertà di conoscere, della libertà di agire, vorrei iniziare col dire che già da tempo l'attività turistica nel Mediterraneo agisce come fattore di conoscenza, di accoglienza, di cultura e probabilmente di integrazione. Il Mediterraneo è un luogo di grande affluenza turistica, vi sono flussi provenienti sia dal nord che dal sud e ciò rende quest'area un laboratorio sperimentale molto interessante. Se consideriamo le statistiche del turismo, rileviamo che nel Mediterraneo — dal Portogallo alla Turchia, includendo il Nord Africa, l'Egitto etc. — circolano annualmente circa trecentocinquanta milioni di turisti. Il Mediterraneo rappresenta ancora il 30% dei movimenti turistici mondiali; è dunque un'area importante in relazione a concentrazioni geografiche esistenti nel mondo altrettanto o addirittura più rilevanti. Per capire quindi questo fenomeno, occorre tener conto di fattori diversi, quali quelli economico, di possibilità geografica, ma soprattutto delle attrattive offerte dal Mediterraneo, perché senza di esse risulta difficile sviluppare il turismo. Ad esempio, se esaminiamo la realtà territoriale marittima della crociera notiamo che, sebbene il Mediterraneo con i suoi poco meno di tre milioni di chilometri quadrati non sia un oceano, quando si analizzano gli itinerari delle crociere nei Caraibi o nel mondo asiatico lo spazio entro cui si sviluppa la crociera non è maggiore di quello attraversato nel Mediterraneo. Nei Caraibi o nel mare di Cina, per esempio, la distanza coperta è equivalente al percorso sviluppatosi nel Mediterraneo. Devo inoltre sottolineare una sfumatura propria della crociera nel Mediterraneo. Tempo fa le grandi società si indirizzavano prevalentemente verso i Caraibi e verso il mare di Cina, e anche oggi nei Caraibi rileviamo la presenza di diciassette milioni di croceristi; al contrario, l'attività nel Mediterraneo languiva con la presenza di soli quattrocentomila croceristi. Da due anni abbiamo un'esplosione delle crociere nel Mediterraneo, è come se si stesse verificando un nuovo risveglio la cui crescita annuale è del 30%. È evidente che il Mediterraneo sta attraversando un nuovo ciclo di crescita turistica, e ciò costituisce una grande novità poiché il Mediterraneo, dopo il tempo dei Grand Tour, dopo il cosiddetto turismo aristocratico e in seguito al fenomeno del turismo di massa — d'altra parte molto criticato —, è oggetto ora di un processo di rinnovamento turistico. Vediamo in cosa consiste tale rinnovamento.

Nel Mediterraneo vi è la maggiore concentrazione al mondo di luoghi culturali di richiamo. A nord, paesi quali l'Italia e la Francia sono senz'altro interessanti da questo punto di vista, ma occorre considerare le nuove realtà turistiche emergenti come, ad esempio, il Marocco, la Tunisia e la Turchia, tenendo conto che ogni anno ci sono nuove scoperte archeologiche o una nuova città da includere nel patrimonio mondiale dell'umanità. Dunque, quando si esamina questo fenomeno si nota che esiste una connessione tra la presenza di beni culturali e l'attività crocieristica, mentre un viaggio nei Caraibi o nel mare della Cina non offre una geografia culturale complementare a quella mediterranea.

Il turismo è dunque un'attività ricreativa, ma ogni turista ha in mente una propria immagine del luogo acquisita, ad esempio, attraverso le cartoline o attraverso il cinema. Si deve anche aggiungere che qualsiasi turista porta con sé sempre un'immagine globale dei luoghi del Mediterraneo: quando si pensa all'Egitto vengono in mente le piramidi; quando si pensa alla Tunisia si immagina il mare; quando si pensa alla Sicilia si fantastica sui templi greci. C'è sempre questa immagine globale che caratterizza il luogo, ed è dunque qui che si individua una prima problematica. Come possiamo utilizzare questa immagine? Renderla soltanto un luogo ricreativo, come nel passato, quando la gente si bagnava o si stendeva al sole, oppure andare oltre e fare di questa immagine qualcosa di più positivo? Come far rivivere e capire quello spazio di accoglienza?

Per questo motivo parlo di luogo-immagine, luogo vissuto e luogo percepito.

Dobbiamo, per di più, ricordare quale era la tendenza generale del turismo del Mediterraneo. Nel secolo passato si aveva un turismo di élite, attratto soltanto dai casinò, dai complessi termali, dagli alberghi di lusso, dalle residenze private; il mare non giocava un ruolo attrattivo, anzi era un luogo secondario dove si andava non per fare il bagno ma perché c'era un clima piacevole, e soprattutto perché la riviera italiana e francese erano diventate una specie di luogo delocalizzato dell'alta società durante l'inverno.

Dopo la seconda guerra mondiale assistiamo al passaggio da un turismo lontano dal mare ad un turismo del mare; la gente comincia ad affluire a Rimini come sulle coste tunisine per fare il bagno. Per questo chiamo "piscina" la parte più vicina alla spiaggia, perché è lì, in poche decine di metri d'acqua e su un centinaio di metri di spiaggia, che c'è la concentrazione maggiore di gente — per "piscina", d'altronde, non si intende soltanto la parte più prossima al mare, ma anche la parte che si estende al di là di questo limite utilizzata per gli sport nautici.

Nella fase successiva si sviluppa il cosiddetto turismo di consumo che si fonda sugli immobili ovvero sui condomìni, sulle grandi catene di alberghi specializzati. Giungiamo, infine, ai nostri giorni: alla situazione consolidata precedente si aggiunge un nuovo movimento che si dirige verso l'interno. Sono sorti, infatti, dei grandi complessi internazionali che si chiamano new-resort, del tipo di quelli americani. Il risultato è che i litorali del Mediterraneo si stanno convertendo in campi integrati, avviati dal Club Méditerranéen già un po' di tempo fa, che si trasformano progressivamente in territori ghetto.

In ogni caso, si osservano due tendenze completamente contraddittorie all'interno dell'attività turistica: una prima tendenza attenta all'ambiente, un turismo dolce, costituito da una clientela che è alla ricerca di una dimensione naturale; ed una seconda tendenza, forte, un'attività turistica completamente integrata, con tutto a portata di mano.

Al di là di queste prime riflessioni, ritengo doveroso parlare di cose un po' più concrete, in particolare mi riferisco al futuro immediato. Non reputo valido illustrare la prospettiva turistica fino al 2015-2020, come spesso viene fatto, poiché il turismo è un processo molto fragile. Ritengo che sia possibile soltanto valutare i fattori attuali e verificare se ci sia la possibilità di individuare la tendenza predominante.

Se analizziamo la situazione creatasi dopo la guerra del Golfo si osserva un calo molto forte della presenza turistica nelle zone interessate dal conflitto ad oriente del Mediterraneo, ma soprattutto notiamo che anche nei paesi del Nord Africa, dove non c'è stata alcuna situazione di crisi, si è verificata una diminuzione del flusso turistico, ad esempio in Marocco del 60%, mentre invece in Italia e in Spagna si è rilevato un aumento, così come in Portogallo.

Tutto ciò significa che quando si parla della cultura e della qualità dell'accoglienza, non bisogna dimenticare due fattori.

Innanzitutto non ci può essere turismo dove non c'è sicurezza. Le vittime del turismo in Egitto, dal '90 al '97, sono state circa 90, e ciò significa che ci sono dieci vittime l'anno. Tenendo conto del numero degli incidenti automobilistici che accadono in Italia durante un weekend, rileviamo che si corre maggior pericolo nei fine settimana italiani che in una vacanza in Egitto. Questa è realtà matematica, dunque la qualità comincia con la sicurezza.

Il secondo elemento necessario a garantire la qualità del soggiorno è l'acqua potabile, perché senza acqua potabile il turismo non si può sviluppare: lavorare per l'acqua, introdurre in certi paesi tecniche per rendere l'acqua pulita è già lavorare per il turismo. Mi colpisce molto, quando vado all'estero per lavoro, vedere che sono stati costruiti edifici con migliaia di posti letto senza pensare che accanto ad un posto letto occorre garantire la disponibilità di una quantità sufficiente d'acqua potabile.

Occorre tener conto ancora di un altro fattore: quello economico, e più precisamente la spesa turistica complessiva di un turista nel mondo. Considerando le statistiche dell'organizzazione mondiale del turismo, ho tenuto conto delle varie spese del turista, dal trasporto al cibo, ed ho elaborato una scala di elasticità che indica, a studiosi o imprenditori del settore, le varie fasce del turismo.

Per il Mediterraneo è importante capire qual è l'impatto di questa scala di elasticità, poiché alla base di ogni progetto di attività turistica, di qualsiasi progetto territoriale o di un progetto alberghiero, vanno valutati i distinti fattori che concorrono alla realizzazione e al successo dell'iniziativa. La nuova evoluzione turistica della nostra società, che non si estende solo nell'area mediterranea, comprende due tendenze del turismo in crescita: il turismo urbano e il turismo culturale. La crescita del turismo urbano oggi è quasi del 7-8%, invece l'incremento del turismo in generale è in crescita del 4%.

Si è posta dunque una problematica molto interessante, tuttora aperta: quando si parla della regione euromediterranea quale tipo di turismo si deve privilegiare?

Una cosa è certa: è necessario che l'uomo diventi attore del processo turistico e che, al tempo stesso, si punti fondamentalmente alla qualità del fattore accoglienza per migliorare così anche le relazioni umane.