Prof. Nullo Minissi
Direttore Scientifico e membro
del Consiglio Direttivo
della Fondazione Laboratorio Mediterraneo
I problemi maggiori del nostro tempo sono legati alla
partecipazione globale — di tutti gli strati sociali — alla cultura detta
"generale" e alla vita politica grazie allo sviluppo tecnologico, che
ha travolto i comportamenti e le tradizioni, alla comunicazione di massa, che
quasi in diretta fa conoscere gli avvenimenti del mondo, appiattisce e tende a
uniformare gli usi, i costumi e le conoscenze, e alla perdita di funzionalità
della "cultura umanistica", che ha visto i suoi massimi problemi —
visione del mondo, principi generali, ricerca delle basi del comportamento,
della conoscenza e perfino della morale, benché questo i filosofi lo negano; si
veda il dibattito Jean-Pierre Changeux-Paul Ricoeur, La Nature et la Règle,
1998 — assunti sempre più dalle scienze naturali (matematico-fisiche,
biologiche e chimiche) che non solo danno risposta alle questioni
originariamente poste dalla speculazione religiosa e poi fin di recente assunte
da quella filosofica, ma assorbono anche quelle che sembravano proprie al
dominio umanistico.
Di qui uno svuotamento della cultura "letteraria" che
ha perso lo spirito d'innovazione e con ciò stesso una essenziale ragione
del suo essere.
La decadenza nell'ultimo trentennio delle Facoltà
umanistiche in tutto il mondo non è dunque tanto il riflesso di mutamenti
sociali e politici o del disorientamento metodologico e dell'avventurismo di
tanti movimenti culturali del Novecento, quanto la conoscenza della perdita
della creatività e dello spirito d'innovazione nelle discipline umanistiche.
Dalla perdita di creatività è risultato un ripiegamento
degli studi umanistici sulla propria storia che — sotto forma di un
presente sviluppo di studi storici, archeologici e antropologici — sostituisce
la nuova invenzione con una sempre più approfondita conoscenza delle condizioni
ambientali, biologiche e sociali dell'evoluzione culturale del passato, la
ricognizione e analisi delle sue testimonianze, la progressione del sapere
nella prospettiva di una sottintesa — ed indimostrata — unità evolutiva della
mente umana.
In questa situazione la Fondazione Laboratorio Mediterraneo,
in occasione del II Forum Civile Euromed, si è assunta due compiti: quello, riflessivo,
critico e didattico, di stimolare la creatività della cultura umanistica
perché si possa tornare — come era ancora nel XVII sec. — all'unità culturale
dell'uomo e degli studi, arbitrariamente divisi poi in naturalistici e
umanisti; e l'altro, sistematico e documentario, di procedere al più
ampio inventario culturale — nel senso più lato del termine — dei monumenti e
delle tradizioni mediterranee dotte o popolari, letterarie, musicali o di
cultura (materiale).
Rispetto al primo punto essa ha previsto un ripensamento
radicale degli studi umanistici per arrivare di nuovo all'integrazione di
scientifico e letterario elaborando un progetto che intende costituire —
attraverso un comitato internazionale, formato da prominenti studiosi sensibili
al problema, e in collaborazione con altre istituzioni specializzate come la
OBTA dell'Università di Varsavia — una Scuola post-universitaria
mediterranea, che agli studi umanistici, riportati all'unità con le scienze
naturali, dia nuovo significato, nuova funzione e creatività.
Rispetto al secondo punto, la Fondazione Laboratorio
Mediterraneo è partita dalla constatazione che punto d'origine della civiltà
neolitica dell'urbanizzazione e della scrittura, il Mediterraneo ha visto nel
corso del tempo lo sviluppo di differenti imperi e costituisce un museo
vivente, ricco d'un patrimonio palese o interrato o sommerso, che da più d'un
secolo la ricerca riporta alla luce, recupera e quando può restaura.
Raffinata nei metodi e perfezionata nella tecnica, la
ricerca ha messo e mette in luce di continuo tesori inestimabili, mentre
un'altra gran parte di questa eredità va rapidamente perdendosi con le nuove
urbanizzazioni, le speculazioni che sconvolgono siti archeologicamente preziosi
(si veda il caso di Creta o la minaccia che pende sulla necropoli di
Alessandria), distruggono o deteriorano, rapinano o trasformano i testimoni
artistici del passato nell'impotenza e talora l'indifferenza o perfino
l'iniziativa delle strutture pubbliche.
I risultati degli scavi e restauri come i reperimenti
sommari e le segnalazioni restano ancora dispersi. Perciò la Fondazione Laboratorio
Mediterraneo ha deciso di procedere, con tutti i mezzi che ora l'informatica e
gli altri metodi di raccolta, analisi e catalogazione concedono, ad una
generale e sistematica inventariazione del patrimonio ereditato iniziando con
alcuni progetti da proporre al II Forum Civile Euromed.
Questo inventario non supererebbe il valore di repertorio se
non si procedesse anche alla realizzazione di un altro progetto: la messa in
rilievo delle costanti nei motivi, nei contenuti mitologici e leggendari, negli
schemi epici e narrativi e nelle forme delle loro espressioni monumentali e
artistiche applicando in maniera sistematica analisi analoghe a quelle cui G.
Dumézil ha sottoposto le tradizioni indoeuropee o anche del tipo
"morfologico" (proppiano).
Infatti è soltanto attraverso queste costanti e la loro
evoluzione parallela nel corso dei secoli che si può cogliere l'unità della
cultura mediterranea.