On. Jordi Pujol

Presidente della Generalitat della Catalogna

Voglio rivolgere le mie congratulazioni alla Regione Campania e alla Fondazione Laboratorio Mediterraneo per l'organizzazione di questo convegno finalizzato alla cooperazione, allo sviluppo politico, sociale ed economico del Mediterraneo.

Accennerò brevemente al regionalismo e a quello che possono fare le regioni nell'ambito del Mediterraneo tenendo conto che, durante gli ultimi anni, si è fatto uno sforzo notevole per introdurre il concetto di regione in Europa. È stato uno sforzo teorico dal punto di vista delle idee, politico dal punto di vista delle strutture di alcuni stati ed organizzativo al fine di predisporre un momento unitario della Regione Europea. Uno sforzo compiuto a livello degli Stati dell'Unione Europea attraverso l'assemblea delle regioni europee e, soprattutto, attraverso il Comitato delle Regioni; uno sforzo, dunque, di tutta l'Europa. Oggi, infatti, il regionalismo è vivace ed attivo non solo in quei paesi dove tradizionalmente l'autonomia delle regioni è da sempre riconosciuta, come nel caso della Germania, dell'Austria e del Belgio, ma anche nei paesi del nord Europa, dove ci sono tentativi di regionalizzazione, come in Svezia e in Finlandia. Il fenomeno si allarga fino ai paesi del Sud  il caso spagnolo è molto emblematico in questo senso e penso che sarebbe molto interessante studiarlo — ed è inoltre presente più modestamente in Francia, mentre in Italia c'è grande fermento su questo tema. Anche nel Regno Unito adesso è una questione molto attuale.

In realtà, noi abbiamo sempre pensato che l'Europa debba essere costituita sulla base di quattro livelli: dell'Unione Europea, degli organismi europei degli Stati attuali, delle Regioni e dei poteri locali. Tuttavia, questa visione è sempre stata più o meno contrastata dagli Stati perché una parte di essi, ma non tutti, nutrono un certo sospetto, una certa riluttanza verso il regionalismo, motivati dal timore di dar luogo ad una contrapposizione tra regioni e città. Questa diffidenza è viva ancora oggi, nonostante sia stato provato che non esiste assolutamente questa contraddizione. Qualche settimana fa l'Economist sosteneva che laddove era stata attuata una sistematizzazione regionale la solidità dello Stato non ne aveva sofferto, ma anzi ne era risultata rafforzata. In ogni caso è certo che la regione sia uno strumento efficace dal punto di vista dell'azione economica, un percorso significativo a livello sociale per la creazione di coesione sociale, uno strumento importante dal punto di vista della mobilitazione di energie e dell'avviamento di iniziative. Quando queste ultime non devono essere decise da un centro lontano, più burocratico, ma possono essere prese dal basso, cioè dalle regioni, si assiste ad un loro moltiplicarsi e ad un aumento della creatività. Tale idea, che dieci anni fa era considerata una eterodossia, oggi è pienamente condivisa.

E ora il secondo ed ultimo punto: il Mediterraneo.

Ovviamente, tutto quello che le regioni possono fare all'interno degli Stati può essere proiettato anche sullo sfondo internazionale; un'iniziativa politica o culturale può essere ripresa da altri Stati, così come è accaduto per la Conferenza di Barcellona organizzata dallo stato spagnolo dopo un'iniziativa del governo catalano in collaborazione con l'Institut Català de la Mediterrània. Anche questo II Forum di Napoli è risultato dalla partecipazione della Società Civile: in questo caso la Fondazione Laboratorio Mediterraneo e la Regione Campania. Queste due prove sono due dimostrazioni di quanto le regioni possano fare.

E questo è importante nel caso del Mediterraneo, soprattutto quello occidentale, dove la Spagna, la Francia e l'Italia hanno un ruolo importante e definiscono, attraverso le loro coste, uno spazio e un'area emergente. La realtà di questi paesi è in continua ascesa, non solo grazie all'azione dei singoli stati, ma anche in rapporto alle capacità d'iniziativa e di dinamicità dimostrate sino ad ora dalle diverse regioni mediterranee. Il risultato di tutto ciò è un maggior sviluppo economico e sociale, il rafforzamento della nostra coesione e una capacità rinnovata di avviare nuovi progetti.

Ritengo che sia molto importante conservare questa possibilità; abbiamo il dovere di eleggere come una delle nostre priorità lo sviluppo generale del Mediterraneo dal punto di vista politico, economico e sociale, la sua crescita e stabilità; questo deve essere il programma dei governi statali, ma, allo stesso tempo, anche frutto dell'iniziativa delle regioni. È opportuno ricordare che in questo momento, dopo lo slancio dato dalla Conferenza di Cannes alla fine della presidenza francese del '95, dopo la spinta ottenuta in seguito alla Conferenza Euromed di Barcellona e dopo la Conferenza di Madrid alla fine della presidenza spagnola del '95, si è registrato un passo in avanti per quanto riguarda le problematiche del Mediterraneo. I paesi della comunità europea erano preoccupati per la relazione Francia-Germania, per il ruolo assunto dal Regno Unito e soprattutto per l'evoluzione politica dell'Unione Sovietica e, dopo l'89, per il problema dell'allargamento europeo ai paesi del centro e dell'est Europa. Solo nel '95 siamo riusciti ad introdurre tra queste preoccupazioni, in maniera preponderante, la questione mediterranea e devo dire, anche se mi dispiace, che dopo il '95 questo interesse, anche di Stati quali la Spagna, la Francia e l'Italia, non si è mantenuto allo stesso livello. Oggi, per esempio, io sono quasi sicuro che Lussemburgo non concederà nulla al Mediterraneo e possiamo capire perché. Sappiamo che l'allargamento ai nuovi paesi comporta nuovi oneri, ma ciò non è positivo per il Mediterraneo e, a mio avviso, neanche per l'equilibrio dell'Europa. Quindi, sostengo che la Società Civile mediterranea, le regioni e le città mediterranee devono spingere affinché l'interesse esclusivo finora orientato verso l'est sia compensato con un nuovo impegno nei confronti del Mediterraneo. Ritengo che, come conseguenza di tutto questo, la Società Civile e le regioni debbano avere delle idee, fare proposte e agire concretamente per creare una situazione nella quale Spagna, Francia e Italia non trascurino un'altra volta questa grande questione mediterranea.

Il Mediterraneo è un problema urgente ed è urgente lavorare per il suo sviluppo, sia per i paesi della sponda nord, che godono di uno sviluppo regolare, sia per quelli della sponda sud, il cui sviluppo è difficile. Per la stabilità degli stati del nord e soprattutto di quelli a sud è necessario lavorare con iniziative che partano proprio dalle regioni e dalla Società Civile. È per questo che ho iniziato il mio intervento esprimendo le mie congratulazioni e il mio riconoscimento alla Regione Campania, alla Fondazione Laboratorio Mediterraneo, e, in quanto portavoce della Catalogna, spero che ci siano anche altre regioni che faranno la stessa cosa.

Noi lanciamo nuove iniziative, nuove proposte, come per esempio l'osservatorio sulla donna mediterranea con l'appoggio dell'UNESCO, poiché crediamo che per lo sviluppo del Mediterraneo sia molto importante la riconsiderazione del ruolo della donna, la cui evoluzione, soprattutto nella seconda metà di questo secolo, è stato uno degli elementi che maggiormente ha contribuito alla trasformazione delle società dei Paesi mediterranei. Iniziative come questa devono essere moltiplicate perché solo così sarà finalmente possibile che i problemi politici più urgenti, quali l'allargamento della Comunità Europea, il suo finanziamento e tutte le questioni finanziarie dell'Europa, non oscurino totalmente il problema del Mediterraneo. È per questo che, infine, ringrazio ancora una volta la Regione Campania e soprattutto la Fondazione Laboratorio Mediterraneo per la sua iniziativa, propria di una Società Civile, per l'organizzazione di questo II Forum che spero e confido produrrà un rinnovato impulso verso le tematiche del Mediterraneo. Rinnovo le mie congratulazioni e la mia fiducia nel successo di questa iniziativa. Molte grazie.