On. Luciano Violante
Presidente della Camera dei
Deputati della Repubblica Italiana
Due anni fa la Conferenza di Barcellona ed i 27 Paesi ad
essa aderenti hanno finalmente gettato le basi concrete per un'inversione di
rotta nella collaborazione tra sponda nord e sponda sud del Mediterraneo,
attuando per la prima volta una politica globale euromediterranea che
per tanto tempo aveva stentato a decollare. Da quel momento sono stati compiuti
numerosi passi avanti e l'evoluzione nei rapporti politici, economici e
socio-culturali tra i 27 Paesi è senz'altro positiva. La firma degli Accordi
euromediterranei di associazione, previsti dalla Conferenza di Barcellona
per realizzare entro il 2010 la più vasta area del mondo di libero scambio, ne
è una testimonianza. Essa riguarderà oltre 30 Paesi con una popolazione di
circa 800 milioni di persone. È di pochi giorni fa la firma dell'accordo tra
Unione Europea e Giordania. Numerosi altri sono stati già ratificati, in
particolare con Tunisia, Marocco, Israele, ed altri ancora sono in corso di
ratifica.
L'Italia sta svolgendo, nella conclusione dei suddetti
accordi e nell'intero processo euromediterraneo, un ruolo fondamentale,
internazionalmente riconosciuto. Esso le deriva dalla sua naturale posizione
geografica e dai legami storici, politici e culturali con i Paesi della sponda
sud. Inoltre l'Italia è spesso il primo o il secondo partner commerciale dei
suddetti Paesi.
La Camera dei Deputati in questa legislatura ha avviato una
vera e propria strategia nei confronti dei Parlamenti dei Paesi a sud
del Mediterraneo.
Questo ruolo rappresenta un elemento di novità nella storia
parlamentare italiana, tradizionalmente chiusa nei confini delle politiche
nazionali. I Parlamenti stanno subendo oggi un'evoluzione profonda, un processo
di modernizzazione non sempre sufficientemente palese, legato alla
consapevolezza del ritardo delle istituzioni rispetto al rapidissimo sviluppo
della società. È oggi necessario capovolgere questa situazione rendendo gli
stessi Parlamenti, sedi della rappresentanza e del pluralismo nazionale,
promotori di relazioni culturali, civili ed economiche.
Per rafforzare la collaborazione nel Mediterraneo la Camera
dei Deputati ha promosso a Palermo, nel novembre del 1996, un incontro con i
Presidenti delle Camere dei 5 Paesi mediterranei dell'Unione Europea Italia,
Francia, Spagna, Grecia, Portogallo. L'iniziativa ha avuto successo ed è stata
seguita dalla Conferenza di aprile 1997 ad Atene, cui hanno partecipato, oltre
ai 5 europei, anche i 12 Presidenti dei Parlamenti dei Paesi della riva sud del
Mediterraneo.
In quella sede si è deciso di istituzionalizzare una forma
stabile di cooperazione tra Parlamenti nazionali dell'area mediterranea che,
affiancandosi alla politica estera dei Governi, possa rafforzare concretamente
i rapporti tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
La Conferenza di Atene sarà seguita da una identica a
Palermo nel maggio del 1998, preparatoria della grande Conferenza di Madrid nel
novembre dello stesso anno, cui parteciperanno per la prima volta i Presidenti
dei Parlamenti di tutti i 27 Paesi che hanno aderito al Patto di Barcellona.
L'impegno con cui la Camera dei Deputati porta avanti il
dialogo parlamentare euromediterraneo è motivato dalla convinzione e dalla
fiducia che
· il Mediterraneo non rappresenta solo uno spazio
economico, bensì un'area fondamentale per la stabilità, la sicurezza e la pace
non solo dei Paesi mediterranei, ma dell'intera Europa e, più ampiamente, del
resto del mondo
· il Mediterraneo non rappresenta in realtà un rischio
ma un'occasione per l'interscambio di valori tra le due sponde ed
un'opportunità importante per l'Europa intera
· la collaborazione tra Parlamenti dell'area
mediterranea costituisce un fattore concreto di sviluppo del partenariato
euromediterraneo e della stessa democrazia nei Paesi dell'area. Questa
convinzione e questa fiducia ricevono d'altronde continue conferme in occasione
dei numerosi incontri che ho avuto nel corso di questa legislatura con i
Presidenti dei Parlamenti dei Paesi a sud del Mediterraneo.
Le ragioni che hanno spinto la Camera dei Deputati a proseguire
su questa strada sono essenzialmente di 3 tipi
1. istituzionale. La richiesta di collaborazione
parlamentare, a vari livelli, che la Camera dei Deputati riceve da parte dei
Paesi della sponda sud, compresi quelli che hanno attualmente difficoltà di
dialogo a livello di Governi, è fortissima. Essa comprende gli incontri
tra Presidenti, Commissioni parlamentari, la costituzione di gruppi di
amicizia, la formazione dei funzionari.
1. Questi incontri costituiscono per ambo le parti occasioni uniche
di conoscenza delle rispettive Costituzioni, leggi, regolamenti e
contribuiscono a costruire concretamente un comune cammino parlamentare.
A questo scopo abbiamo avviato, a livello bilaterale con alcuni Paesi
dell'area mediterranea, l'istituzione delle giornate parlamentari con
cadenza annuale o biennale, da realizzarsi alternativamente in uno o nell'altro
Paese. Affiancheremo a questi incontri parlamentari anche delle iniziative
culturali per estendere i rapporti anche al mondo dei giovani e della scuola;
2. economico. Il Parlamento con
l'approvazione rapida dei disegni di legge di ratifica degli Accordi
euromediterranei contribuisce indirettamente ad accelerare la realizzazione
della zona di libero scambio tra i Paesi delle due rive del Mediterraneo. Lo stesso
dialogo parlamentare euromediterraneo, in cui l'Italia svolge una vera e
propria azione di traino, contribuisce a rassicurare i Paesi europei e a
rendere ai loro occhi i Paesi della sponda sud, dove la crescita annuale
globale del PIL è oggi pari al 5,5%, un'occasione importante;
3. socio-culturale. Il rapporto tra
Parlamenti deve contribuire a rafforzare concretamente la dimensione
socio-culturale del partenariato euromediterraneo. Va dato atto all'Italia, ma
anche ai Paesi arabi della Conferenza di Barcellona, di aver sottolineato più
volte la rilevanza di questo aspetto. I Paesi arabi hanno definito di primaria
importanza per la collaborazione euromediterranea e per l'intero processo di
pace in Medio Oriente la soluzione di problemi quali il terrorismo, il crimine
organizzato, la droga, l'intolleranza religiosa, il razzismo, la
disoccupazione. Su numerosi di questi argomenti i Parlamenti hanno già avviato
una riforma di partenariato parlamentare. Ma ancora molto può e deve essere
fatto.
È soprattutto necessario sottolineare maggiormente il ruolo
delle donne nella società quali portatrici di valori umani fondamentali,
rendendole protagoniste attive dei processi di integrazione. Sono personalmente
convinto del ruolo fondamentale che le donne possono svolgere per rompere i
vecchi equilibri tra i Paesi considerati tradizionalmente ricchi della sponda
nord e i Paesi poveri del sud del Mediterraneo e stabilire un'inversione di
rotta. Per questo motivo, insieme con i Presidenti dei Parlamenti dei Paesi
mediterranei, si sta valutando l'attivazione di un Forum delle donne
parlamentari che, in occasione della prossima Conferenza di Palermo,
esamini e sviluppi questa problematica. Il Forum dovrà costituire una fonte di
dialogo permanente e contribuire a realizzare un nuovo rapporto tra mondi
diversi.
Ma Paesi e Parlamenti devono prestare analoga attenzione
all'aspetto culturale e multiculturale della società moderna, come hanno fatto
ultimamente alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo la Tunisia, ad
esempio, che dedica buona parte del proprio bilancio all'educazione e alla
cultura. Un riconoscimento internazionale in tal senso viene dall'UNESCO, che
ha designato Tunisi capitale culturale del Mediterraneo per il 1997.
I Parlamenti, in quanto sede naturale del pluralismo
democratico, devono contribuire alla costruzione di un modello mediterraneo di
pluralismo culturale, un modello che abbia una base di valori comuni e
interscambiabili, attraverso i quali realizzare un'osmosi reciproca. Un modello
che valorizzi le diversità ed eviti l'assimilazione e l'omologazione.
La costruzione di questo modello può avvenire solo
sviluppando la conoscenza tra le popolazioni attraverso lo scambio tra culture.
Nel contesto europeo assume particolare rilevanza lo scambio tra la cultura
occidentale e quella araba, per superare stereotipi e pregiudizi, vere e
proprie "lenti deformanti" della realtà.
Il modo più diretto per raggiungere questo obiettivo è
quello di rivolgersi prioritariamente ai giovani, quali eredi del futuro
della nostra società, e alla loro formazione. I giovani devono divenire il vero
punto di forza nella realizzazione di un modello di società multiculturale
euromediterranea. Ad essi, che a sud del Mediterraneo rappresentano spesso il
50% della popolazione, deve perciò essere dedicato il massimo dell'attenzione e
dell'impegno da parte della società, delle scuole, delle università, delle
istituzioni. È per questo motivo che potrebbe essere utile la realizzazione di
un Forum dei giovani del Mediterraneo che, attraverso il dialogo,
consenta un confronto costruttivo e permanente sui reciproci valori culturali.
Il Forum, costituito da giovani provenienti dai 27 Paesi del Mediterraneo,
costituirebbe un'importante occasione per dar voce in una sede
"istituzionale" a idee e proposte concrete dei giovani. I Parlamenti
dei 27 Paesi euromediterranei potrebbero assegnare una quota del proprio
bilancio, ad esempio il 5 per mille, ad un fondo da destinare alla creazione di
questo Forum e la Fondazione Laboratorio Mediterraneo potrebbe contribuire a
definire più chiaramente le linee di questo progetto.
Alla
Fondazione va infatti il merito di aver evidenziato, tra i primi nel processo
euromediterraneo, il ruolo fondamentale della Società Civile, in particolare
dei giovani e della cultura, per superare pregiudizi e intolleranza e creare
punti di riferimento comuni.