Prof. Nadir Mohamed Maoui Aziza

Rettore dell'Università Euro-Mediterranea Itinerante di Parigi

Signore e signori buona sera. Vorrei iniziare ringraziando l'architetto Michele Capasso per due motivi: per aver organizzato il II Forum Civile Euromed dando anche a noi, come Università Euro-Mediterranea Itinerante, il piacere e l'onore di contribuire, sia pure in minima parte, a questa grande opera collettiva che, grazie ad un valido staff, ha portato avanti i lavori del I Forum. Vorrei anche ringraziarlo per averci fatto ascoltare gli Inni Italiano, Europeo e Mediterraneo, un omaggio fantastico alla cultura mediterranea nel linguaggio universale di George Moustaky. Credo che non poteva esserci inizio dei lavori più appropriato e sono sicuro che questo Inno Mediterraneo avrà molto successo.

Questa seconda edizione del Forum Civile Euromed è volta alla concretizzazione di quel partenariato mediterraneo i cui contorni sono stati delineati nella precedente edizione, magistralmente organizzata dai nostri amici dell'Institut Català de la Mediterrània di Barcellona.

Siamo convinti che nessuna azione possa aver luogo senza prima una riflessione analitica. Bisogna pensare prima di agire: pensiero ed azione sono due facce complementari e indissolubili di uno stesso slancio e di un comportamento identico. Proprio come il presente nasce dal passato e prefigura in una certa misura il futuro, la riflessione genera l'azione e ne illumina il cammino. Per creare il Mediterraneo bisogna innanzitutto pensarlo Jean Monnet e Edgar Morin hanno aperto la strada all'Europa. Per creare il Mediterraneo con l'Europa, non contro o indipendentemente dall'Europa, bisogna pensare l'Europa con il Mediterraneo. Questo era stato già tentato a più riprese in passato, talvolta anche con risultati brillanti, basti ricordare Paul Valéry.

Bisogna comunque constatare che in moltissimi casi questa riflessione in genere si è limitata al debito che l'identità culturale europea ha contratto nei confronti della Grecia, di Roma e del Cristianesimo, estendendolo talvolta all'eredità giudaico-cristiana. È innegabile che la Grecia, Roma e il Cristianesimo siano stati gli elementi che hanno contribuito alla formazione dell'identità europea, ma non dobbiamo dimenticare l'apporto dei Paesi dell'altra riva del mare comune.

Il Cristianesimo è sicuramente un elemento fondamentale dell'identità europea anche se gli Europei, con l'affermazione del libero pensiero e dell'ateismo, intesero confutarlo. Questo movimento religioso è nato fuori dell'Europa geograficamente intesa in modo classico, a meno che non si voglia estendere l'Europa alla Palestina, antica patria del fondatore di questa fede. Questo esempio mostra chiaramente la vacuità di un riferimento delimitato da frontiere che non sono mai esistite se non nell'immaginario nevrotico di alcuni custodi di una purezza assolutamente fantasmatica.

Invece nella formazione europea si individua una molteplice ricchezza di influenze, un diffondersi di idee che non è stato interrotto neanche dalla concorrenza economica, dalla rivalità etnica, dagli scontri ideologici e militari.

Ecco perché, in coordinamento con la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, abbiamo organizzato la terza edizione del nostro programma Il portolano degli scambi (dopo quelle di Alessandria e Ajaccio) e ci proponiamo di passare in rassegna in modo esaustivo gli apporti mediterranei alla formazione dell'identità culturale europea. Naturalmente gli apporti della Grecia, di Roma e del Cristianesimo costituiscono da tempo una verità evidente e ormai largamente acquisita, ecco perché non ritorneremo nei dettagli su queste tre componenti, ormai indiscusse, dell'identità europea.

Abbiamo chiesto al dott. Conomis, dell'Accademia di Atene, di ricordarci quello che fu l'apporto della Grecia nel Mar Mediterraneo. Abbiamo anche chiesto a eminenti specialisti di altri settori culturali, che hanno contribuito ad apportare nuove idee a questa teoria, di ricordarci il contributo di altre civiltà del Mediterraneo, forse un po' nascoste e occultate da una memoria storica talvolta carente. Il dott. Leclant, Segretario permanente dell'Accademia delle Iscrizioni e delle Belle Lettere dell'Istituto di Francia ed egittologo di fama internazionale, ci parlerà dell'apporto dell'Egitto dei faraoni; il dott. Fantar, dell'Istituto Tunisino del Patrimonio, ci informerà sull'apporto fenicio e il dott. Shaked, dell'Accademia delle Scienze Umane di Israele, ci parlerà del contributo ebraico. Disporremo inoltre delle relazioni inviateci dal Gran Rabbino Sirat, Presidente dell'Accademia Hillel e del Congresso Permanente della Conferenza dei Rabbini Europei, e dal prof. El-Din El-Assad, Presidente dell'Accademia Reale della Civiltà Islamica di Giordania. Non possiamo non citare, in conclusione, due esempi di confluenza culturale: Al-Andalus e la Sicilia arabo-normanna. Abbiamo chiesto alla Prof. Eva Lapiedra Gutiérrez, dell'Università di Alicante, di restituirci la ricchezza di quelle aree di scambio e d'incontro, al fine di poterla trasformare in un esempio per il nostro presente tormentato. Quest'area euromediterranea attende un Rinascimento degno del suo passato. Concluderà i lavori il nostro carissimo amico Predrag Matvejevic;, professore all'Università "La Sapienza" di Roma e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, nonché autore di opere che hanno rinnovato gli studi mediterranei sulla scia del lavoro del prestigioso Fernand Braudel. Egli traccerà i contorni, i profili, le aspirazioni e le difficoltà per introdurre la discussione sul presente euromediterraneo, a cui spero parteciperanno attivamente gli oratori qui presenti.

Non vorrei concludere questa presentazione senza sottolineare il prestigio eccezionale degli ospiti che hanno accettato l'invito che la Fondazione Laboratorio Mediterraneo e la nostra Università aveva loro rivolto, ringraziandoli, a nome delle due istituzioni, per avere risposto favorevolmente. Vorrei inoltre far notare che la presente tavola rotonda introduttiva al II Forum Civile Euromed di Napoli costituisce, allo stesso tempo, la terza edizione del nostro programma Il portolano degli scambi, che ha il grande onore di riunire circa una decina di rappresentanti di Accademie di Paesi europei e mediterranei, inclusi i rappresentanti delle Accademie di Macedonia e di Turchia, i professori Bogoev e Özkan. Ciò costituisce un evento che va sottolineato. Poiché stiamo attraversando un periodo di fattiva costruzione di una solidarietà euromediterranea, ci chiediamo se non sia possibile sperare che questo primo tentativo di riunire un significativo numero di accademici del bacino mediterraneo non possa segnare la nascita di un organo permanente di cooperazione fra le Istituzioni accademiche della nostra regione.

Ritengo che grazie a queste iniziative si possa contribuire, dal punto di vista culturale e scientifico, a ricostituire una "nuova Andalusia", come auspicato dal nostro compianto amico Jacques Berque.

La pace, giusta e durevole nel Mediterraneo, è la condizione preliminare per l'esercizio di tutti i diritti e doveri dell'essere umano. Solo la pace ci può aiutare ad abbattere il muro della diffidenza generata dai conflitti e dagli odi che minacce di diversa natura fanno pesare sul nostro spazio comune. Mi auguro che potremo continuare a portare avanti i nostri sforzi, e con l'aiuto di tutti; scacciare le nubi, ritrovando la via della solidarietà con la triplice benedizione dell'Ulivo, della Vite e della Lira, figure emblematiche e blasone di un Mediterraneo da reinventare.

Vi ringrazio per la vostra attenzione.